“Non prendere freddo!”. I medici hanno spesso snobbato quest’espressione popolare. Secondo loro, non si può sviluppare una malattia respiratoria a causa del freddo. Le temperature invernali non sono direttamente responsabili dei nostri raffreddori e delle nostre influenze, che come sappiamo sono più frequenti nei mesi freddi.
Ora un nuovo studio statunitense, coordinato da Benjamin Bleier e pubblicato il 5 dicembre, sembra dare in parte torto ai medici: nell’espressione popolare ci sarebbe del vero. Quando le nostre mucose nasali respirano aria ghiacciata, affermano i ricercatori, viene neutralizzata una delle prime linee di difesa dell’organismo contro gli attacchi virali.
Finora la maggiore frequenza delle malattie respiratorie in inverno era spiegata in due modi. La prima spiegazione è comportamentale: durante la stagione fredda passiamo più tempo in posti chiusi e affollati, e questo favorisce le infezioni. La seconda spiegazione è che i virus responsabili delle malattie respiratorie resistono meglio al freddo.
Il meccanismo biologico appena scoperto non contraddice queste due spiegazioni, ma le completa.
Soldati microscopici
Le invasioni microbiche nasali provocano la mobilitazione di un reggimento di soldati microscopici. “Tutte le cellule umane secernono sfere poco più grandi dei virus”, spiega Clotilde Théry, direttrice di ricerca dell’Inserm, presso l’istituto Curie a Parigi, in Francia. Avvolte in un doppio strato di lipidi, queste vescicole extracellulari nanoscopiche racchiudono varie molecole. “Le vescicole furono scoperte intorno alla metà del novecento”, spiega Théry. Alcune fungono da pattumiera, aiutando le cellule a sbarazzarsi dei loro rifiuti. Altre fanno la spola tra le cellule per trasportare molecole, come proteine o rna.
Le vescicole coinvolte nell’esperimento costituiscono delle difese immunitarie “innate”, preesistenti a qualunque infezione. La loro produzione dalle cellule del naso è stata individuata nel 2018 dai ricercatori dell’università di Harvard e della Northeastern university, negli Stati Uniti, che sono anche gli autori dello studio appena pubblicato.
Quando inaliamo dei batteri, alcune cellule della nostra mucosa nasale li individuano e liberano nel muco miliardi di piccole sfere piene di liquido, le vescicole extracellulari, capaci di attaccarli.
E se ad attaccarle sono dei virus? I ricercatori hanno prelevato campioni di mucosa nasale da pazienti che hanno subìto un intervento chirurgico e da volontari sani, e hanno analizzato il modo in cui le cellule reagiscono a tre tipi di virus responsabili di comuni raffreddori, scoprendo che le vescicole si comportano come esche. Sulla loro superficie, invece dei recettori presenti sulle cellule nasali, che di solito sono la porta d’ingresso per il nostro organismo, hanno dei recettori ai quali i virus si attaccano. “Le esche permettono di eliminare il virus nel muco prima che si attacchi alle cellule nasali, aumentando la probabilità di bloccare l’infezione”, spiega Di Huang, una ricercatrice coinvolta nell’esperimento. Inoltre, afferma, le vescicole contengono un micro-rna con effetti antivirali.
Cosa c’entra il freddo? I ricercatori hanno fatto passare alcuni volontari in buona salute dalla temperatura ambiente a una a 4,4 gradi per quindici minuti. La temperatura all’interno del naso scendeva di circa cinque gradi. In seguito hanno applicato questa riduzione di temperatura a dei campioni di tessuto nasale conservati in vitro. È emerso che il freddo comprometteva in parte il meccanismo difensivo: la quantità di vescicole prodotte dalle cellule nasali si riduce del 42 per cento e le proteine antivirali presenti risultano alterate. In sostanza, questo meccanismo immunitario innato è meno efficace quando fa freddo.
Secondo Théry, non è ancora del tutto chiaro il peso reale del processo nella reazione immunitaria all’inalazione di un virus, e se la scoperta si tradurrà in opportunità terapeutiche. La strada è ancora lunga. ◆ adr
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Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 111. Compra questo numero | Abbonati