Per prolungare le feste, nulla di meglio che la lettura dei tre racconti realizzati negli anni ottanta, nel cuore dell’era Reagan, da Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog, con Attilio Micheluzzi. Si racconta di Roy Mann, scrittore frustrato di racconti a fumetti fantastici negli Stati Uniti degli anni quaranta. Gli autori si ricollegano al fumetto classico, e in particolare a grandi come Winsor McCay e il suo Little Nemo, prigioniero (beato) del mondo di Slumberland come Roy Mann lo è dei suoi universi (o sogni) paralleli, o come l’Alex Raymond di Flash Gordon, che Micheluzzi rivisita con tavole di grande eleganza e poesia aerea. Se Roy Mann omaggia e rilegge il cinema degli anni quaranta (ma non soltanto), è folle e dissacrante come un Rocky horror picture show. Lo spirito è soprattutto quello degli anni settanta, anche se il pastiche è postmoderno. Un patchwork dalle invenzioni spesso strepitose, sul quale plana un’opera fondamentale come Assurdo universo di Fredric Brown, ma dove tutto è una farsa. Il mondo finto degli anni ottanta, qui travestito da anni quaranta, va in cortocircuito: la sua falsa allegria, il suo falso ottimismo, che ha creato degli Stati Uniti schizoidi e grotteschi, in guerra civile per un nonnulla. Il terzo episodio risente della depressione di Sclavi, e gli conferisce una profondità malinconica, espressione di uno spaesamento esistenziale. I tre racconti diventano così una graphic novel. Davvero unica. Francesco Boille
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Questo articolo è uscito sul numero 1442 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati