Un graphic novel che si può definire “squinternato”. Oltre che divertente, gustoso e perfetto per l’estate. Ma quella raccontata è l’estate che fu. Anzi, molte estati che furono, in maniera completamente anarcoide sul piano cronologico. È diviso in due volumi, ognuno di tre parti che corrispondono a un anno specifico. La prima estate è quella del 1973 (con un brevissimo prologo nel mondo attuale), la seconda quella del 1969, la terza quella del 1962 (di nuovo con un prologo ma anche con una chiusura nel presente). Nel secondo tomo è invece la volta del 1980, poi del 1979, infine del 1970. Con una commedia dalla vena autobiografica che unisce fumetto popolare e d’autore, i francesi Zidrou e Jordi Lafebre hanno realizzato un’opera inattesa che cerca di recuperare l’atteggiamento mentale degli anni sessanta e settanta, quel muoversi allo stato brado come gli animali qui onnipresenti: libero, talvolta incosciente. Ogni anno questa famiglia di un disegnatore di fumetti, unita e gioiosa, anche se non mancano litigi e tristezze, parte o cerca di partire per vacanze spensierate dal Belgio verso il sud e il sole. Ma come rivela una sequenza in un ristorante chic in cui tutti, seguendo l’iconoclastia di una delle figlie, cominciano dal dessert e finiscono con l’antipasto, essere “squinternati” e non fare “come di solito” è l’essenza della felicità. O della verità nella vita, le due cose qui si somigliano molto.
Francesco Boille
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Questo articolo è uscito sul numero 1474 di Internazionale, a pagina 95. Compra questo numero | Abbonati