Una trasfigurazione degli ambienti dalla chiara connotazione fotografica, che suscita un effetto potente di straniamento. Fin dalla prima vignetta di questo eccezionale noir metafisico sotto una forma surrealista, architetture e scelte prospettiche suggeriscono l’ambientazione dell’Eur, più avanti palese, e in qualche modo una reinvenzione della metafisica urbana di De Chirico. La scomposizione pittorica è però meno poetica dei lavori passati, perché la realtà si fa radicalmente perturbante e inafferrabile, crudamente elusiva. È una metanarrazione estremamente scorrevole e pervasa da un’ironia paradossale, dove la perizia grafologica è contigua alla ricerca nell’indagare il mistero della personalità, che in diverse scuole di pensiero si rifà alla psicanalisi di Freud e Jung, quest’ultima legata alla grafomanzia, cioè a chi guarda alla scrittura come arte divinatoria. L’ovvietà, la piattezza contengono il mistero. E qui infatti la burocrazia asettica sconfina nell’affarismo più spregevole, la massoneria con i suoi codici – per esempio i segnali segreti con le mani che un massone lancia in una stanza per sapere se è presente un fratello – nella farsa che ha le forme di una setta, il grottesco e dilagante cospirazionismo in una cospirazione dilagata, forse altrettanto grottesca e nondimeno inquietante. E al protagonista, l’inutile poeta, non resta che barcamenarsi. E osservare. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1560 di Internazionale, a pagina 85. Compra questo numero | Abbonati