Arriva la riedizione di un’opera importante di un autore fondamentale del fumetto popolare italiano: il Pinocchio di Luciano Bottaro, pubblicato nel 1981. Basata sulle veline originali dell’autore, la ricolorazione magnifica la fantasia surreal-dadaista di Bottaro, una fantasia dall’essenza fortemente poetica. Il “figurinaio” di Rapallo ha creato serie diventate di culto anche in Francia. Uno dei maestri della scuola Disney italiana, è certamente l’autore paradigma, in Italia, del fumetto come linguaggio più vicino al teatro, di un mezzo d’espressione la cui infanzia è fatta di burattini di carta spesso surrealisti che si coniugano con “l’infanzia dell’arte” ricercata dai dadaisti. Il segno grafico di Bottaro, di grande eleganza e dal senso dello spazio impressionante, soprattutto nella resa delle architetture, fa evolvere Pinocchio in un universo che esalta continuamente la bidimensionalità intriseca al fumetto. Il suo Pinocchio è prossimo all’universo di serie come Il paese dell’Alfabeto o Re di Picche che l’autore realizzò per il Corriere dei Piccoli: con queste marionette di carta a due dimensioni, Bottaro rivela come un grande pregio quello che pare un limite. L’antitesi del digitale tridimensionale di oggi, che non trionfa poi tanto al cinema rispetto a un Miyazaki. Si sta davvero bene bidimensionali e con il segno grafico nella sua purezza. Forse per questo qui Pinocchio resta di legno. Felice di non mutarsi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati