Graphic novel in realtà molto visivo e quindi poco romanzo, ma dal grande fascino e capace di sprigionare un’intensa magia, tale da farne uno dei titoli importanti dell’anno, quello della spagnola Laura Pérez. Un viaggio nell’incorporeità che ci rende tutti spiriti, trasparenti, corpi astrali. Uomini, donne, bambini, animali, entità misteriose forse extraterrestri, forse altro, qui tutto è interscambiabile, come le temporalità. Un passato che diventa presente, una fine che forse è un nuovo inizio. Una famiglia viene raccontata per mezzo di frammenti di ricordi in un lungo viaggio nei misteri della notte: l’ambientazione, oltre che nella natura, è infatti notturna dall’inizio alla penultima tavola dove si affaccia un’alba che pare un dissolvimento nell’utero, nel liquido amniotico. Ma se c’è dissolvimento allora la morte si confonde con la vita e viceversa. Qui, il segreto della vita, il suo cuore, sta nell’infanzia, trauma compreso, proprio come la Rosebud di Quarto potere di Orson Welles. E, come lì, il mistero resta almeno in parte imprendibile. L’opera ammalia pur scavando in profondità l’animo umano: l’angoscia di cui è pervasa talvolta l’infanzia fa tutt’uno con lo sguardo incantato e magico di cui è portatrice. Se Pérez graficamente mostra alcuni limiti, per esempio nei volti dei personaggi, ha tuttavia la capacità impressionante di accumulare in quantità immagini potenti, espressione diretta dell’inconscio umano. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1592 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati