Prendere un animale in casa è una grande responsabilità ma la melassa sentimentale che li sommerge, come se fossero dei peluche biologici, è il contrario di una reale attenzione, di un vero rispetto nei loro confronti. Quando invece questi elementi sono presenti, si crea un’alchimia di arricchimento e di evoluzione per entrambi, essere umano e animale, talvolta magica. È il caso del belga François Schuiten, travolto dal grande dolore per la morte del suo cane Jim e preso dalla foga di trasmetterlo con poesia, talvolta aulica, ma senza un filo di retorica. Per lui, la fedeltà di un cane è sconvolgente e raramente noi umani arriviamo al suo livello. Schuiten lo conosciamo per capolavori del fumetto contemporaneo come il ciclo delle Città oscure sceneggiato da Benoît Peeters, per esempio La Torre, opera magistrale sul desiderio di elevazione che si fa utopia ossessiva. Qui sceglie invece una strada quasi minimalista. Umile. In questo elegante libretto, con molta semplicità e delicatezza, Schuiten cerca di descrivere con brevi testi il vuoto terribile e la vera simbiosi tra lui e il suo cane, scegliendo alcune situazioni particolari come pure perfetti esempi di abitudini. Mediante immagini simboliche e un tratto raffinato che mette sempre in evidenza la massa nera di Jim, abbiamo la rivelazione di un animale che s’impone su tutto senza mai esibire il ruolo del dominante. Dall’animale una rivelazione per l’uomo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati