“Quando avevo 21 anni, era fico essere famosi su Instagram. Oggi la cosa migliore è essere un mistero”. Così Kaitlyn Tiffany, su The Atlantic, racconta la generazione Z, che non cerca fama online, anzi scappa dalla promozione personale che ha fatto la fortuna dei social network negli ultimi anni. “Siamo entrati in una nuova era di anonimato”, scrive la giornalista, anche se si potrebbe dire che ci siamo tornati. Prima dell’avvento dei social network, infatti, la rete era uno spazio da esplorare in libertà, protetti dall’anonimato, come ben racconta Edward Snowden nell’autobiografia Errore di sistema (Longanesi 2019): anonimato come risposta all’ansia da prestazione. E alla sorveglianza. Gaia Berruto
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Questo articolo è uscito sul numero 1474 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati