Non senza coraggio, Selvaggia Lucarelli, giornalista e giudice di Ballando con le stelle, si è intrufolata, telefonino alla mano, in una manifestazione romana di no vax. In breve tempo è stata prima diffusamente insultata poi aggredita da un istruttore di pugilato. La violenza è sempre inaccettabile e gli anti-vaccinisti, pur considerando la complessità del tema green pass, mi provocano l’orticaria. Ma alcune piazze, quando si manifesta, sono occasione di tensione e di eccitazione collettiva, sono lo spazio degli slogan, più che delle riflessioni. Portare la dinamica del talk (dove predomina lo scontro provocatorio tra opinioni) può confortare quella fetta di pubblico, anche maggioritaria, che la pensa come noi ma temo non aiuti a incassare risposte. La tv ci ha abituati a meccanismi perversi, a tesi impaginate che preludono alla caccia al presunto colpevole, all’abuso di telecamere nascoste e ad agguati non sempre bonari. Salvini prese a prestito questo format per citofonare in diretta a un supposto pusher: era propaganda. Cercare nelle piazze i nuovi nemici ci distrae dal fare le pulci ai potenti, e l’inquadratura, suscitando la reazione che ci aspettiamo (a differenza forse della scrittura, di cui Lucarelli è virtuosa), diventa solo consolatoria. Esibire il mostro, anche il più indigesto, non equivale a comprenderlo, e rischia di trasformare l’occhio degli smart­phone in apparati di videosorveglianza collettiva. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1437 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati