Lucio Corsi ha avuto coraggio nello scegliere Topo Gigio per la serata sanremese dei duetti. Sulla carta correva il rischio di apparire un gioco fine a se stesso, e invece l’inquadratura di questo esile clown che canta Nel blu, dipinto di blu, la canzone madre del festival, insieme al celebre pupazzo, rimarrà agli atti nel registro delle belle idee. L’aspetto androgino di Corsi si specchia nell’ambiguità di Topo Gigio, adulto e bambino, rassicurante e malizioso, gommapiuma e creatura magica. Maria Perego lo creò alla fine degli anni cinquanta, ispirandosi alla tecnica del marionettista cecoslovacco Jiří Trnka, con i manovratori resi invisibili da tutine nere su sfondo nero. Gigio parlava di attualità, chiacchierava con Manfredi, Walter Chiari ed ebbe un legame duraturo con Raffaella Carrà. La sua prima voce fu proprio quella di Domenico Modugno. Viaggiò negli Stati Uniti, ospite dell’Ed Sullivan show, dove mostrò la foto di lui neonato (un infante nudo con il volto di roditore). Duettò con Sinatra e Armstrong, e i giapponesi produssero cartoni animati ispirati alla sua figura. “È un atto di fede, muovere i pupazzi senza avere un successo personale”, disse Perego, spiegando l’abnegazione che le permise di trasformare la provinciale arte di figura in una disciplina moderna. Un lascito di cui Gigio continua a godere, consentendogli tra svolazzi e saltelli di salvare una performance in bilico tra baracconata e poesia. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati