Nel luglio 1997 il mensile statunitense Wired, all’epoca una delle voci della Silicon valley californiana, fece una copertina intitolata “Il lungo boom”. Prevedeva venticinque anni di benessere e prosperità per tutti. Ma, forse per stemperare l’ottimismo, aveva indicato dieci cose che potevano andare storte. E il fatto che molte siano già successe non mette di buon umore.
- “Le tensioni tra Cina e Stati Uniti si intensificano in una nuova guerra fredda che rasenta la guerra calda.
- Le nuove tecnologie si rivelano un fallimento. Non fanno aumentare la produttività né spingono l’economia.
- La Russia si trasforma in un regime corrotto gestito dalle mafie o si ritira in un nazionalismo che minaccia l’Europa.
- Il processo d’integrazione europeo si ferma. L’Europa orientale e occidentale non riescono a unificarsi e anche lo sviluppo dell’Unione europea si blocca.
- Una grande crisi ecologica causa un cambiamento climatico globale che, tra le altre cose, sconvolge l’approvvigionamento alimentare provocando ovunque aumenti dei prezzi e sporadiche carestie.
- Un forte aumento della criminalità e del terrorismo costringe il mondo a rinchiudersi per la paura. Il timore costante di subire attentati o essere derubati non mette le persone nello stato d’animo giusto per aprirsi e dialogare.
- L’aumento dell’inquinamento causa una drammatica crescita dei casi di tumore, travolgendo i sistemi sanitari.
- I prezzi dell’energia vanno alle stelle. Le convulsioni in Medio Oriente interrompono le forniture di petrolio e la produzione di energia da fonti alternative non riesce a concretizzarsi.
- Una moderna epidemia di influenza o un suo equivalente si diffondono a macchia d’olio uccidendo più di 200 milioni di persone.
- Un contraccolpo sociale e culturale arresta il progresso. Gli esseri umani devono scegliere di andare avanti. Solo che potrebbero non riuscirci”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1437 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati