Il 10 ottobre è stato assegnato il Nobel per l’economia all’ex presidente della Federal reserve statunitense Ben Bernanke e ad altri due economisti, Douglas Diamond e Philip Dybvig.
È importante sottolineare che non si tratta di un Nobel come gli altri, ma di un premio della Banca di Svezia in memoria di Alfred Nobel, inventato nel 1968 per delegittimare le politiche socialdemocratiche del governo di Stoccolma, ricorda il giornalista italiano Marco D’Eramo.
Come molti economisti, Bernanke sostiene che il denaro esiste da sempre in tutte le società ed è nato dall’inefficienza del baratto. Ma la tesi dell’evoluzione dal baratto ai soldi è stata confutata da tanti, tra cui l’antropologo David Graeber. Un secondo mito che accompagna i soldi è che siano neutri, e quindi slegati da qualunque decisione politica. Ma anche in questo caso molte persone non sono d’accordo.
Tra loro c’è Stefan Eich, che insegna alla Georgetown university e ha appena pubblicato negli Stati Uniti un saggio intitolato The currency of politics: “Il denaro è la chiave di volta per qualsiasi depoliticizzazione dell’economia. Se riesci a convincere le persone che il denaro esiste al di là della politica, che il suo valore è un dato naturale a cui dobbiamo sottometterci, allora hai quasi raggiunto il tuo obiettivo di proteggere le relazioni economiche nel loro insieme dalle forze imprevedibili della democrazia”.
Il problema, dice Eich con parole valide anche oltre il contesto economico, è che il sistema sembra inattaccabile, ma è tenuto insieme dalla mancanza di un’alternativa e dalla difficoltà di immaginarla.
Però non bisogna arrendersi: “Ciò che trovo interessante è il modo in cui la stessa incertezza del momento attuale permette di porre nuove domande. Non significa, ovviamente, che democratizzare il denaro sarà facile. Ma dobbiamo iniziare da qualche parte e spero che articolare le possibilità e i limiti politici e democratici insiti nella storia delle riflessioni sul denaro possa fornirci una mappa migliore”.◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1482 di Internazionale, a pagina 7. Compra questo numero | Abbonati