L’anno scorso in Italia sono usciti più di settantamila libri, quasi duecento titoli al giorno. I film usciti in sala sono stati oltre seicento e su una piattaforma di streaming come Netflix quelli disponibili sono circa 1.700. Su Spotify ogni giorno sono caricati centoventimila nuovi brani musicali, per un totale di quarantatré milioni all’anno. Difficilmente si può immaginare un mestiere più arbitrario del critico letterario, cinematografico o musicale. “Un critico è una persona i cui interessi possono aiutare a suscitare gli interessi degli altri”, ha scritto A.O. Scott, che per ventitré anni si è occupato di cinema sul New York Times. Ma in fondo “chiunque critichi è un critico”, ha detto con una battuta lo stesso Scott. “Quali sono i titoli più belli dell’anno?” è una domanda irresistibile per tutti (e allora, per non smentire quest’affermazione, tre film: Reality di Tina Satter, Pacifiction di Albert Serra, As bestas di Rodrigo Sorogoyen; tre romanzi: Lezioni di Ian McEwan, Caro stronzo di Virginie Despentes, L’ultima cosa bella sulla faccia della terra di Michael Bible; tre canzoni: Not strong enough delle Boygenius, Wall of eyes degli Smile, Oral di Björk e Rosalía). Le liste dell’anno, come quelle che pubblichiamo questa settimana, indicano pure un percorso, un filo logico attraverso i dodici mesi appena trascorsi, e sono un modo per scoprire cose nuove e sorprendenti che altrimenti non avremmo notato. Che poi è quello che cerchiamo di fare anche con il numero speciale Storie, in edicola dal 22 dicembre, e che quest’anno sarà particolare: Paul French, giornalista britannico e grande esperto di true crime, ha scelto dieci racconti e reportage di cronaca nera, dalla Nigeria alla Cina, da leggere con il fiato sospeso. In copertina un disegno di Lorenzo Mattotti e come sempre il calendario, che per il 2024 è illustrato da Emiliano Ponzi. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1542 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati