JD Vance applaude Donald Trump durante un comizio a Delaware, in Ohio, 23 aprile 2022. (Drew Angerer, Getty Images)

Facciamo conoscenza con JD Vance, l’uomo che Donald Trump ha scelto come suo vicepresidente se sarà eletto.

Ha 39 anni, è nato in Ohio, ha prestato servizio in Iraq con i marines, si è laureato a Yale, ha scritto un libro, Elegia americana, pubblicato in Italia da Garzanti. Nel 2016 su Twitter ha definito Trump “riprovevole”, poi nel 2021 si è scusato e ha cancellato il tweet.

Nel 2022 è stato eletto senatore con i repubblicani. Per capire cosa aspettarsi da lui, si possono rileggere alcune sue dichiarazioni.

Ce ne sono di stravaganti, come quando ha scritto che “in quanto genitore e nazionalista che si preoccupa della bassa fertilità dell’America, posso dire con certezza che l’ora legale riduce la fertilità del 10 per cento”.

Altre sono più serie. Di recente ha detto che “con i laburisti al potere, il Regno Unito potrebbe diventare il primo paese islamico con un’arma nucleare”.

Sul clima: “Sono scettico sul fatto che i cambiamenti climatici siano causati solo dagli esseri umani”. Sull’Ucraina: “Non mi interessa quello che succede lì”. Vuole un divieto totale dell’aborto, anche in caso di violenza e incesto: “Credo che l’aborto abbia trasformato la nostra società in un luogo in cui vediamo i bambini come un inconveniente da buttare via piuttosto che come una benedizione da coltivare”. Sostiene Israele; chiede la linea dura sull’immigrazione.

Nel 2022 Vanity Fair ha pubblicato una sua conversazione con Jack Murphy, conduttore di un podcast: “Penso che Trump si ricandiderà nel 2024. E se dovessi dargli un consiglio gli direi: licenzia tutti i burocrati e sostituiscili con persone nostre. E quando i tribunali ti fermeranno, presentati al paese e di’: il giudice capo ha emesso la sentenza. Ora lasciate che la applichi”.

Evocando l’idea degli Stati Uniti come la Roma antica, in attesa del suo Cesare, ha aggiunto: “Siamo in un’età tardo repubblicana. Se vogliamo opporci a questa situazione, dovremo essere brutali e spingerci in direzioni in cui molti conservatori non si sentono a loro agio”.

James Pogue, giornalista di Vanity Fair, aveva commentato: “In sostanza è la descrizione di un colpo di stato”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1572 di Internazionale, a pagina 3. Compra questo numero | Abbonati