Rossana Rossanda (1924-2020) non è stata solo una figura fondamentale della sinistra italiana, ma anche una protagonista del dibattito intellettuale del secondo novecento. Nominata nel 1962 da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del Pci, poi deputata dello stesso partito, radiata nel 1969 per le sue posizioni antisovietiche, fu tra i fondatori del gruppo e poi del giornale il Manifesto sul quale continuò a scrivere commentando libri, avvenimenti e interventi. Per lo più di letteratura trattano gli articoli raccolti in questa antologia che include anche alcuni saggi pubblicati in volume. La prospettiva non esclude la militanza, ben visibile nelle sezioni che il libro dedica alla “Guerriglia culturale” e al “Femminismo critico”. A colpire è però la scrittura, la chiarezza dei giudizi espressa da una voce sciolta e perentoria, che mostra modi originali di guardare agli autori e alle autrici. Stendhal, Woolf, Fusini, Christa Wolf, così come anche Little, Scurati, il suo grande amico Fortini e molti altri sono osservati attraverso una lente non professionale, ma informata e autorevole. Rossanda aveva scelto presto di abbandonare l’arte per la politica, ma continuò sempre a frequentarla e a cercarla, per capire il mondo, certo, ma anche, come mostrano alcuni dei testi qui pubblicati, per poterne godere liberamente. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1499 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati