In un romanzo di qualche anno fa, Niccolò Ammaniti scriveva: “Il tempo delle figure di merda è finito, morto, sepolto. Se n’è andato per sempre con il vecchio millennio”. Secondo Frédéric Gros, filosofo della politica e specialista di Foucault, le cose non stanno affatto così e, al contrario, “la vergogna è il sentimento centrale della nostra epoca”. Questa emozione, che nelle società basate sull’onore assumeva una dimensione collettiva e oggettiva, rappresentabile come una macchia che si doveva lavare, benché ormai priva di queste vie d’uscita è tornata nel tempo dei social network e dell’aumento delle disuguaglianze che diffondono e intensificano la percezione del senso d’inadeguatezza, e la malinconia che lo accompagna. Pescando nelle scienze sociali, nella letteratura e nella psicoanalisi, Gros analizza le varie declinazioni (sociali, sessuali, filosofiche) della vergogna e scopre la relazione nascosta che intrattiene con il potere, che su di essa si fonda per presupporre la colpa dei dominati, la loro subordinazione, il loro dovere di obbedienza e silenzio. Rivelando la trama di queste relazioni verticali, la vergogna ci permette di raggiungere una consapevolezza nuova e intensa che, una volta identificata e condivisa, stimola l’immaginazione, spingendoci ad avanzare in un processo di liberazione, non solo personale. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1504 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati