Cesare Garboli (1928-2004) è stato un grande lettore e curatore di testi (saggistici, letterari, teatrali), spaziando da Dante a Molière, da Pascoli agli scrittori contemporanei italiani, di cui talvolta fu amico. Di lui minimum fax ristampa ora questa raccolta di sei prefazioni (è questo il senso dell’aggettivo del titolo: si tratta di scritti che “servono” altri libri), già pubblicata da Einaudi nel 1989 e presto diventata un classico, aggiungendovi un profilio bio-bibliografico di Raffaele Manica e una postfazione di Raffaele Amitrano. Nel saggio che chiude il libro, Garboli scrive che il critico d’arte Roberto Longhi è stato capace di leggere gli scritti di Bernard Berenson più profondamente dello stesso Berenson, e fa risalire l’idea che si possa comprendere un testo meglio del suo autore a Kant. Questo tipo di approfondimento, condotto con curiosità vorace, volto a comprendere spesso attraverso le sue contraddizioni, la complessa natura di un pensiero individuale, è applicato alla biografia Molière di Ramón Fernández, ai Diari di Antonio Delfini, alle Opere di Natalia Ginzburg, ai saggi di Elsa Morante e a una traduzione di Carmen fatta da Sandro Penna. Come il san Cristoforo che pone in epigrafe, Garboli mette la sua forza al servizio degli altri scrittori, trasportandoli sulle proprie spalle in luoghi inaspettati, in cui i loro profili appaiono illuminati di una luce nuova, chiara e veritiera. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1513 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati