Di Antonio Gramsci esistono già biografie importanti: in italiano, quella classica di Giuseppe Fiori (Laterza) o quella rinnovata di Angelo d’Orsi (Feltrinelli). Ma l’interesse per questo pensatore è mantenuto vivo dall’impiego di concetti da lui elaborati (“egemonia”, “guerra di posizione”, “rivoluzione passiva”) e dal successo delle sue idee, che travalica il nostro paese, fino all’America Latina o al subcontinente indiano. Per comprenderlo ancora meglio esce ora in francese questa biografia che sarebbe bello vedere presto tradotta. Scritta da due specialisti che da anni animano un seminario gramsciano a Lione, vicini ai curatori della nuova, importante, edizione critica dei Quaderni del carcere, segue il pensiero del filosofo marxista dall’arrivo a Torino fino alla morte a Roma, passando per le lotte per l’occupazione delle fabbriche, l’avvento del fascismo, i viaggi in Russia e gli anni di carcere. L’idea degli autori è che il pensiero gramsciano, proprio perché volto alla trasformazione della realtà, si evolva in risposta ai problemi posti dalle circostanze attraverso il ricorso a un patrimonio di testi ben conosciuti (gli scritti di Marx, Lenin, Croce, tanta letteratura), di volta in volta reinterpretati. La datazione delle opere permette di cogliere questo pensiero in movimento, radicato nel suo tempo e, insieme, attuale. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1527 di Internazionale, a pagina 83. Compra questo numero | Abbonati