Se oggi nel mondo delle scienze sociali nessuno si stupisce più del fatto che alcuni gruppi subiscono allo stesso tempo due o più diversi tipi di dominazione e che, per questo, vanno studiati è anche merito di questo libro, uscito negli Stati Uniti nel 1981. Primo saggio di bell hooks (1952-2021), destinata a diventare una delle teoriche e attiviste più importanti del femminismo contemporaneo, nasce, come molte riflessioni fondamentali, da un problema. Come l’autrice spiega nell’introduzione, non era facile essere una donna nera nei movimenti che negli anni settanta lottavano per i diritti civili: se invocavi il razzismo ti accusavano di togliere spazio alla lotta delle donne, se invocavi il femminismo, eri tacciata di remare contro la causa afroamericana. Da qui parte una riflessione storica sulla condizione delle nere durante la schiavitù, sulla formazione di stereotipi che servivano a separarle e distinguerle dalle donne bianche, sulla matrice patriarcale di una parte importante del movimento afroamericano e sulla difficoltà del movimento femminista statunitense di comprendere a fondo il problema del razzismo. Così bell hooks torna, consapevole, alla difficoltà della battaglia delle donne nere che è all’origine della sua ricerca e che le permette di entrare nella storia per imprimerle una nuova direzione. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1531 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati