Chico Mendes diceva che l’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio. Secondo Mimmo Cangiano anche le battaglie progressiste che chiamiamo “wokismo” private dello stesso ingrediente non portano lontano. Si può parlare in molti modi di questo fenomeno che sta segnando la nostra epoca: repertoriare episodi e polemiche, schierare argomenti pro o contro il pensiero critico o la cancel culture. Questo libro, attraverso un’analisi teorica, prova a comprendere le contraddizioni che il movimento porta in sé e quale possa essere il modo di superarle. Ritmando il suo racconto con episodi tratti dalla sua esperienza di studio e insegnamento negli Stati Uniti, lo studioso marxista di letteratura comparata traccia la genealogia del pensiero woke, collega la sua nascita all’affermazione del capitalismo neoliberale e ne individua alcune debolezze intrinseche: la riproposizione culturalista di una logica identitaria, l’abbandono di una prospettiva storica e soprattutto il mancato collegamento con rapporti di dominazione economici. Solo reintroducendo le classi come gruppi caratterizzati dalla posizione dei suoi componenti nel sistema produttivo, secondo Cangiano, si può lottare contro le varie forme di dominazione, altrimenti il capitalismo – che non si ferma davanti a niente – rischia di fare un sol boccone del progressismo e dell’inclusività. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1552 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati