Mentre la ritorsione su Gaza assume dimensioni sempre più ingiustificabili e il numero delle vittime civili spinge alcuni paesi a riconoscere ufficialmente lo stato palestinese, esce questo libro che espone il punto di vista di chi, senza nascondere responsabilità e crimini, rivendica ancora il proprio legame con Israele. Lo ha scritto Gad Lerner, giornalista, figlio di una coppia nata in Palestina e nipote di persone che si erano rifugiate lì dalla Galizia, mettendo insieme spunti autobiografici, informazioni di cronaca e dati tratti dalla storia recente. Lerner spiega il suo “sionismo” sui generis e denuncia il fascismo del governo Netanyahu, illustra il “rinascimento ebraico” e svela il processo di rimozione di chi ha vissuto “in paradiso” con accanto “l’inferno”, la frammentazione della società e l’atteggiamento di tanti israeliani o persone vicine a Israele che non potendo far niente “preferiscono non sapere”. Commenta i dibattiti degli ultimi mesi, ripercorre la sua vita di ebreo critico e di sinistra (rifiutando ironicamente la qualifica di “ebreo buono” che gli è stata attribuita), parla dell’intervista a Primo Levi raccolta all’epoca del massacro di Sabra e Chatila. Contribuisce così a spezzare il “silenzio carico di imbarazzo” che sempre più spesso prende le persone che difendono l’operazione Spade di ferro dopo che hanno esposto alcune giustificazioni di rito. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1565 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati