Quest’anno si celebra il centenario della morte di Franz Kafka, scomparso a soli 41 anni il 3 giugno 1924. Questa estate sono molti i modi di ricordarlo attraverso la lettura. Ci si può imbarcare nella sua monumentale e straordinaria biografia scritta da Reiner Stach sulla base di materiali inediti e rivelatori, i cui tre volumi sono stati pubblicati in primavera dal Saggiatore (Kafka. I primi anni; Gli anni delle decisioni; Gli anni della consapevolezza, per un totale di 2.266 pagine, 45 euro a volume). Oppure si può prendere una scorciatoia e leggere il libro scandito da alcune istantanee biografiche, frammenti di esistenza, che lo stesso biografo pubblicò qualche anno fa mostrando lati più inattesi e divertenti dello scrittore (Questo è Kafka?, Adelphi, 360 pagine, 28 euro). O ancora, si può apprezzare attraverso l’omaggio sentito che gli presta Mauro Covacich, il quale, mettendo in scena la propria esperienza di lettore di lungo corso colpito dal misto di normalità riconoscibile e perturbamento incomprensibile che Kafka ha saputo creare, offre un’ottima introduzione ai suoi capolavori. E comunque, al di là di queste opzioni, resta sempre la possibilità di aprire uno dei suoi libri e cominciare o ricominciare a leggerlo, magari partendo dai racconti più brevi e fulminanti: quelle poche righe che, una volta conosciute, non si riescono a dimenticare. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati