Senza sorprese, dopo l’inatteso (e ancora poco comprensibile) scioglimento delle camere deciso dal presidente Emmanuel Macron, l’estrema destra ha vinto il primo turno delle elezioni francesi. Aspettando con timore il ballottaggio, molti si chiedono come il Rassemblement national (Rn) abbia potuto raggiungere un tale livello di consenso. Aiuta questa inchiesta sociologica condotta per sei anni in un comune del sudest della Francia (da sempre roccaforte dei lepenisti) che ricostruisce con chiarezza percezioni, aspirazioni e idee degli elettori dell’Rn. Più di ogni altro elemento emerge il razzismo, che secondo Faury descrive come dovuto in primo luogo alla percezione di una distribuzione sbagliata delle risorse statali. Nella visione degli intervistati, queste dovrebbero avvantaggiare quanti, identificati come “francesi”, ne hanno diritto per una sorta di “eredità” e non quelli che sono catalogati come “stranieri” (anche se spesso hanno la cittadinanza francese). Le politiche di smantellamento dello stato sociale alimentano quindi pregiudizio ed esclusione, producendo una narrazione che crea identità e conferisce un qualche tipo di potere a chi si sente, a torto o a ragione, declassato. E che, a sua volta, votando a destra favorisce quelle politiche, in una sorta di circolo vizioso. Per contrastare il fenomeno servono misure alternative per creare protezione economica e coesione sociale. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati