In una classifica pubblicata dall’Ocse che descrive l’andamento dei salari medi in ventidue nazioni europee, l’Italia occupa l’ultima posizione. Dal 1990 al 2020, il nostro paese ha infatti registrato una diminuzione del 3 per cento: se qualcuno nato nel 1970 ha cominciato a lavorare a vent’anni, quattro anni fa, quando ne ha compiuti cinquanta, prendeva meno del suo primo stipendio. Da questo dato sorprendente comincia Riccardo Staglianò, giornalista che da qualche tempo s’interessa ai risvolti pratici e inquietanti delle grandi tendenze economiche, per cercare di capirne le ragioni. Ci riesce brillantemente mettendo insieme tre parti: una storia delle politiche economiche dei governi italiani degli ultimi decenni, un’indagine sul campo e infine una ricerca delle possibili soluzioni. Ben documentata, la prima parte mostra la convergenza di governi di sponde opposte sull’attacco alle protezioni sociali del lavoro e alla fiscalità redistributiva. La seconda, che passa dal resoconto del modo di vita dei ricchi a quello dei poveri, è appassionante e descrive un mondo paradossale fino all’assurdo. Piccola ma coraggiosa, la terza parte propone, tramite interviste con alcuni esperti, politiche che non si esauriscono nelle tasse, ma puntano alla “pre-redistribuzione” e mette in risalto l’unica misura che, pur non risolutiva ha posto un freno alla tendenza generale, il reddito di cittadinanza. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1587 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati