In questi giorni il mondo si rende conto che tra i mezzi usati dall’estrema destra al potere per paralizzare i propri avversari e guadagnare terreno c’è la sorpresa prodotta dall’improvvisa rottura delle regole, dall’imposizione con la forza di un sistema inaudito e quasi impensabile. Questo diario scritto da Ilaria Salis – insegnante elementare e attivista antifascista, arrestata nel 2023 a Budapest per aver manifestato contro una manifestazione neonazista ed eletta parlamentare europea nel 2024 – ricostruisce i suoi quindici mesi di detenzione nell’Ungheria di Viktor Orbán e ricorda come questa stessa tecnica di atterrimento sia correntemente impiegata dalle istituzioni giudiziarie e carcerarie. Salis racconta il suo arresto ingiustificato, l’andamento quotidiano della sua vita da prigioniera, regolata, come quella di molti altri carcerati, da una logica kafkiana e incomprensibile, i brevi momenti di sollievo offerti da incontri inattesi, da letture confortanti o scritture faticose ma necessarie. Si mette in scena nell’atto di provare le emozioni che i suoi aguzzini intendono imporle (la paura, la vergogna) e rivela l’utilità nei momenti più bui e angoscianti di ricordare la propria vita e il proprio impegno. Per i lettori di Internazionale che ne hanno seguito la vicenda, appassionandosi, da lontano, ripercorrere gli eventi dal punto di vista della persona che li ha vissuti fa capire tante altre cose. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati