Ghiacciaio Austerdal, settembre 2021. Tre persone in cordata si muovono con passi lenti e coordinati, avanzando in un labirinto blu e verde di colossi di ghiaccio e crepacci. Nelle prime ore del mattino la pioggia ha reso il ghiaccio particolarmente duro. Lo scricchiolio di ramponi e piccozze è interrotto solo dagli improvvisi fragori generati da Thor, Loki e Odino. “È così che si chiamano i tre fronti del ghiacciaio, come le divinità della mitologia nordica. Thor è il più rumoroso dei tre”, spiega la guida alpina Andreas Haslestad.
Nonostante sia abituato alle improvvise “esplosioni di rabbia” delle pareti di ghiaccio norvegesi, talvolta anche Haslestad non può non fermarsi a osservare. Il suono sordo di tonnellate di roccia e ghiaccio in caduta libera dà una sensazione simile a una specie di formicolio alle viscere, risveglia istinti primordiali.
“Possiamo camminare in sicurezza fino alla fine e spingerci per un po’ anche sulla lingua del ghiacciaio”, dice ai partecipanti per rassicurarli. “Quando ci avviciniamo ai fronti, dobbiamo mantenere una certa distanza. Però conosco un punto più alto, dove l’acqua di disgelo forma dei tunnel in cui possiamo calarci, sempre che ci siano ancora. Da queste parti le cose cambiano molto velocemente. Da quando fu definito ‘il più bello d’Europa’, circa 130 anni fa, il ghiacciaio si è ritirato, ma resta comunque imponente. Qui si è più vicini alla natura che in altre escursioni sui ghiacciai. Ci si allontana dai sentieri battuti, il ghiacciaio acquista una dimensione quasi drammatica. E poi ci sono meno visitatori. Tutto è più genuino e intatto”, aggiunge Haslestad.
A lodare la bellezza del ghiacciaio fu il britannico William Cecil Slingsby, che il 10 agosto 1894, accompagnato dalla guida alpina Mikkel Mundal, intraprese una spedizione sull’Austerdal, ai tempi nemmeno segnalato sulle mappe.
Quando Slingsby e Mundal raggiunsero i fronti che conducono all’altopiano del più vasto ghiacciaio Jostedal, di cui l’Austerdal fa parte, l’esploratore britannico esclamò: “This is probably the finest ice scenery in Europe!” (Questo è probabilmente il panorama di ghiacci più bello d’Europa), com’è riportato nell’articolo che pubblicò nell’annuario del 1895 del Touring club norvegese.
Il rifugio Tungestølen, nel villaggio di Veitastrond, che conta 123 abitanti, fu il punto di partenza anche per la spedizione di Slingsby. La strada per raggiungere il ghiacciaio è lunga oggi come allora, ma le strutture per l’accoglienza degli escursionisti sono decisamente migliorate.
Sentieri impervi
“Ricordo la prima volta che venni qui. Rimasi a bocca aperta. Era come scoprire un piccolo paese all’interno della Norvegia, soprattutto quando vidi questo rifugio. La combinazione di architettura e montagna è assolutamente magica”, racconta Mette Haugen, ospite del rifugio.
Dopo una cena di tre portate a base di prodotti locali, Haugen si gusta un bicchiere di vino davanti alle enormi finestre panoramiche del rifugio. È ora di riposare, dopo le fatiche di una giornata già autunnale. “Qui tutto è selvaggio e non ci sono molti sentieri segnati”, ci spiega, tracciando l’itinerario giornaliero con le dita sulla vetrata da cui si vedono la valle Langedalen e il fianco ripido di una montagna.
“Non ci sono tanti percorsi facili per scalare la montagna, ma la vista dalla cima vale ogni sforzo. Se si preferisce una giornata più tranquilla si può scendere nelle valli e risalire i diversi rami del ghiacciaio. O anche restare qui, seduti in completo relax, e sentirsi un tutt’uno con l’ambiente”, dice Haugen.
Nuovi turisti
Il rifugio fu aperto per la prima volta nel 1910 e nel corso dei decenni è stato più volte ampliato e ritoccato. La struttura attuale è stata realizzata nel 2019. All’interno lo spazio per gli escursionisti non manca. Durante l’inaugurazione, la regina Sonja di Norvegia ha descritto la struttura, commissionata dal Touring club norvegese e realizzata dallo studio di architettura Snøhetta di Oslo, come “uno spazio caratterizzato da un’architettura resiliente, dove trovare austerità, silenzio e pace”.
“In totale ci sono 37 posti letto. Quest’anno non abbiamo fatto il tutto esaurito e avremmo potuto accogliere altri turisti per la notte, ma nel complesso l’estate è andata molto bene, se consideriamo l’assenza di stranieri e le difficoltà create dalla pandemia”, dichiara la direttrice Laila Hjellvoll.
In collaborazione con la sua socia Randi Bjørnbeth vuole espandere le attività del rifugio per attrarre sempre più visitatori. “Al momento Tungestølen è soprattutto una meta per famiglie che desiderano fare escursioni nelle valli circostanti oppure salire sul ghiacciaio. Ma vogliamo attirare anche un pubblico interessato a scalare i fianchi delle montagne in estate e in autunno, oppure a cimentarsi in percorsi più impegnativi sul ghiacciaio Jostedal. L’associazione norvegese di trekking sta lavorando per segnare i vecchi sentieri. Hanno appena finito di allestire una nuova baita self service nell’area di fronte al rifugio. Resterà aperta anche in autunno inoltrato e in inverno, così i turisti potranno continuare a venire anche dopo che noi avremo chiuso i battenti, come facciamo il 3 ottobre di ogni anno”, spiegano Hjellvoll e Bjørnbeth.
I colori dell’autunno
Nel cuore dell’Austerdal la nebbia è più rarefatta. La luce sopra la cupola del ghiacciaio Jostedal crea un misterioso velo arancione. Andreas Haslestad e i partecipanti all’escursione hanno trovato un tunnel scavato nel ghiaccio dall’acqua di disgelo. Si calano in un crepaccio con le corde. Quando conficca i ramponi sul fondo, Ester Grøttebø si abbandona a una risata che si perde nel nulla.
“È bellissimo. Fa un po’ freddo, ma i colori sono incredibili. Vengo da Lærdal e sono abituata alle montagne e ai fiordi, ma avvicinarsi così tanto a un ghiacciaio è un’esperienza completamente nuova e fantastica. Da quando sono arrivata a Veitastrond, quest’atmosfera da cartolina non mi ha mai abbandonata”, dice Grøttebø.
Andreas Haslestad, la guida, spiega che l’autunno è il periodo in cui il ghiaccio blu raggiunge la massima bellezza. Secondo lui, anche la zona di Veitastrond e di Tungestølen ha un grande potenziale escursionistico: “Qui il paesaggio è piuttosto impegnativo e ancora relativamente poco toccato dall’intervento umano. Da tempo l’Austerdal è una destinazione importante per le uscite sui ghiacciai. Tuttavia la zona è rimasta immutata, perché la maggior parte dei turisti ha sempre preferito i ghiacciai più facili da raggiungere. Questa è ancora un’area poco conosciuta, dove non arriva il turismo di massa”. ◆ lv
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Questo articolo è uscito sul numero 1434 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati