Dal 19 aprile all’inizio di giugno in India quasi 950 milioni di elettori saranno chiamati a votare per rinnovare i 543 seggi della Lok sabha, la camera bassa del parlamento. Il risultato non è scontato, ma secondo la maggior parte degli analisti il Bharatiya janata party (Bjp) del primo ministro Narendra Modi si aggiudicherà un altro mandato di cinque anni. Dopo un decennio al potere, i sondaggi indicano che molti indiani hanno ancora un’ottima opinione di Modi e che i principali partiti d’opposizione non godono di un ampio sostegno.
Questa situazione potrebbe sembrare strana. I risultati del governo Modi sono contrastanti, soprattutto in campo economico, e hanno deluso molti elettori. Certo, come il primo ministro ricorda spesso, negli ultimi anni l’India si è sviluppata più velocemente di molti paesi concorrenti. Quando il Bjp è entrato in carica nel 2014, però, aveva promesso tassi di crescita a due cifre, un obiettivo che non ha mai raggiunto. Peggio ancora, non è riuscito a creare posti di lavoro per i milioni di giovani disoccupati.
Sotto accusa ci sono scelte sbagliate che, secondo chi critica il governo, hanno soffocato la crescita e l’impiego: lo shock provocato nel 2016 dall’improvviso ritiro dell’85 per cento delle banconote, ufficialmente per combattere la corruzione; riforme agricole introdotte in modo confuso; la persistente protezione dei grandi conglomerati industriali dalla concorrenza nazionale e straniera. Questi errori non hanno ridotto il precariato e hanno frenato gli investimenti nel settore manifatturiero, che potrebbe offrire più impiego a più persone.
Perché allora tanti indiani continuano a sostenere il governo Modi? La risposta sta in parte nella capacità del Bjp di rivolgersi a elettorati diversi con messaggi mirati. Per governare l’India in modo efficace è fondamentale costruire coalizioni, di partiti o di elettori. Il Bjp di Modi fa entrambe le cose. È sostenuto da partiti minori in parlamento, ma ai fini della vittoria la cosa più importante è il mosaico di elettori che riesce a mettere insieme.
Al centro di questa sorta di puzzle si trova un gruppo di convinti nazionalisti indù. Sostengono che la società e il governo dovrebbero riflettere quella che a loro parere è la volontà della maggioranza indù, circa l’80 per cento della popolazione. Per decenni si sono battuti per mettere fine alle “irragionevoli tutele speciali concesse alle minoranze religiose, per esempio sui luoghi di culto, sul divorzio e sulla custodia dei figli o sull’autonomia del Jammu e Kashmir, uno stato a maggioranza musulmana. Poco per volta, negli ultimi dieci anni il governo Modi ha soddisfatto molte di queste richieste, conquistando così il consenso della base.
All’inizio del 2024 il primo ministro ha anche inaugurato un nuovo tempio indù ad Ayodhya, costruito sul sito della moschea demolita da estremisti indù nel 1992. Poco dopo il governo ha annunciato l’entrata in vigore di una nuova legge che consentirà a persone indù, sikh e di altre religioni tranne l’islam fuggite dai paesi vicini a maggioranza musulmana di ottenere la cittadinanza indiana. Ma la norma potrebbe anche consentire la deportazione dei musulmani, considerati immigrati illegali.
Classe media, poveri e donne
Lo zoccolo duro di nazionalisti indù è potente, ma non basta a garantire al Bjp tutti i seggi di cui ha bisogno per governare. Per questo il partito ha cercato di conquistare anche la classe media urbana in crescita, per la quale le questioni culturali contano meno del buon governo e del posizionamento dell’India nel mondo.
Alle ultime due elezioni il Bjp ha conquistato il suo sostegno promettendo di combattere la corruzione, creare un ambiente favorevole agli affari, costruire infrastrutture migliori e ripristinare l’orgoglio nazionale. Ora il partito promette di proseguire su questa strada per mantenere quel consenso.
Al tempo stesso il Bjp continuerà a cercare il sostegno dei poveri nelle aree rurali e delle donne, che potrebbero appoggiare partiti di sinistra o non votare affatto. Per conquistare questi gruppi, negli ultimi anni il governo Modi ha raddoppiato i fondi per il piano di sostegno al reddito delle famiglie nelle zone rurali e ha lanciato altre iniziative, tra cui uno per garantire un pasto a tutti gli scolari. Ha facilitato l’apertura di conti bancari per decine di milioni di persone, comprese le donne (che così non dovrebbero dipendere da funzionari corrotti e mariti inetti quando si tratta di ricevere sussidi). Con lo scopo dichiarato di migliorare la sicurezza delle donne nelle campagne, il governo ha inoltre dotato milioni di case di servizi igienici e bombole di gas per cucinare. Queste misure hanno fin qui dato ottimi risultati: alle ultime elezioni locali il numero di poveri delle zone rurali e di donne che hanno votato per il Bjp è aumentato.
Ora il partito vuole consolidare questo sostegno. Ha fatto approvare in parlamento una nuova legge sulle quote rosa in base a cui dal 2029 un terzo dei seggi della camera sarà riservato alle donne.
Opposizione debole
Il governo Modi ha conquistato il consenso di questi gruppi, ma non è mai andato oltre il 40 per cento in un’elezione nazionale. Se avesse di fronte un’opposizione unita ed efficace, vincere potrebbe essere più difficile. Fortunatamente per il Bjp, i partiti all’opposizione sono divisi e deboli. Se fossero in grado di unire le forze e sostenere un solo candidato di peso per sfidare il Bjp nei singoli distretti, potrebbero ottenere più seggi. I negoziati per arrivarci si sono tuttavia rivelati tortuosi. A peggiorare le cose c’è il fatto che la fragile alleanza d’opposizione non ha ancora nominato un candidato alternativo credibile per la carica di primo ministro. Il leader del partito del Congress, Rahul Gandhi, rampollo della famiglia Nehru-Gandhi che ha guidato l’India dopo l’indipendenza, è una scelta ovvia, ma è dai più ritenuto un dilettante poco incisivo. I politici regionali di successo, come la prima ministra del West Bengala Mamata Banerjee, hanno un seguito limitato fuori dei loro stati.
La popolarità di Modi è invece molto alta. Le sue origini modeste e il suo carisma fanno ancora presa sui giovani e sugli ambiziosi, soprattutto tra le caste storicamente escluse dal potere e dalla ricchezza. Sconfiggere una figura così potente sarà difficile, se non impossibile. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati