Magnolia è una città distopica. Grigia, asfissiante, paurosa, rigida. Come tutte le città distopiche uccide ogni moto dell’anima. I cittadini sono ridotti ad automi. E soprattutto a Magnolia è stata estirpata la conoscenza. Non ci sono libri, lettere, alfabeto, non ci sono sogni. Ma proprio quando tutto sembra perduto per sempre c’è chi coltiva non solo un sapere antico, ma la rivoluzione. Questa persona si chiama Olmo ed è un mistero fin dall’inizio. Ha adottato quattro ragazzi a cui ha dato il nome di autori che nessuno ricorda più – Lindgren, Dickens , Verne e Alcott – e attraverso di loro sogna un mondo senza barriere. Il libro, scritto con una prosa serrata e quasi da detective story, è davvero avvincente. Ma l’avventura non è il solo elemento rilevante. L’altro è l’insegnamento pedagogico che la conoscenza è tutto. I riferimenti al mondo digitale e un po’ freddo di oggi non sono casuali. Il titolo, ma anche la copertina, ricordano le gabbie concettuali e fisiche che l’Europa ha costruito contro le popolazioni del sud del mondo, depredate con il colonialismo, e ora nelle grinfie del neocolonialismo e di una nuova schiavitù forzata. Un libro con vari livelli di lettura. In cui tutto ruota intorno al concetto di libertà. Da leggere ad alta voce per la sua forza poetica.
Igiaba Scego
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Questo articolo è uscito sul numero 1469 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati