Lee Kkoch-nim è considerata una delle penne più brillanti della Corea del Sud. Un’autrice promettente che farà molto parlare di sé. La ragazza da odiare in realtà non ha una collocazione precisa. Non è solo un giallo, non è solo un romanzo per ragazzi, non è solo un racconto intimista. È un ibrido. La prosa è tesa, ma anche limpida. Crea suspence e interrogativi. Ju-yeon e Seo-eun sono amiche d’infanzia. Quando il corpo di Seo-eun è ritrovato a scuola, si pensa subito a un omicidio. Qui la storia è travolta dal sentito dire, dal pettegolezzo, dal carrozzone mediatico, e a farne le spese è proprio Ju-yeon che, a causa di un’amnesia temporanea, non sa bene cos’è successo. E questo la trasforma subito nella principale sospettata. La vicenda quindi si complica, perché più che un giallo, La ragazza da odiare è un thriller psicologico. Dove viene messo in campo il non detto, la competizione tra ragazze, la paura di non essere all’altezza, le parole sbagliate, le aspettative. La scrittrice coreana riesce a tratteggiare con sapienza le difficoltà dell’adolescenza e in fondo tutto il suo mistero. Un libro pieno di dialoghi, personaggi, punti di vista che allena il lettore alla complessità. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati