I l 13 maggio Elon Musk ha dichiarato che avrebbe sospeso temporaneamente l’accordo da 44 miliardi di dollari per comprare Twitter. L’imprenditore ha spiegato che la decisione è stata presa in attesa che informazioni più approfondite confermino se le stime trimestrali del social network sui suoi account falsi sono accurate. Le sue parole non hanno convinto tutti. E il valore delle azioni di Twitter è crollato, sollevando interrogativi su cosa intendesse dire Musk di preciso.
Una persona che conosce bene la situazione ha affermato che gli avvocati di Twitter stanno ancora lavorando con la squadra di Musk per portare a termine l’accordo. Alcuni analisti hanno interpretato la manovra dell’imprenditore come un tentativo per costringere Twitter a tornare al tavolo dei negoziati e strappare un accordo meno costoso, visto il calo delle azioni tecnologiche in borsa. Ma potrebbe essere anche un tentativo di ritirarsi.
Da tempo i social network stanno cercando di limitare gli account falsi che, attraverso software chiamati bot, bombardano gli utenti con messaggi commerciali, contenuti violenti, richieste indesiderate, truffe finanziarie e campagne di disinformazione. Musk teme che Twitter possa avere più account falsi di quanti ne dichiara. Il riferimento è a una notizia in cui si parlava di una stima recente dell’azienda, secondo cui “meno del 5 per cento” degli utenti di Twitter sono falsi. Questa cifra è la stessa citata in ogni dichiarazione trimestrale degli utili dal 2014 a oggi, anche se Twitter avverte che si tratta di una stima e che il dato “potrebbe essere più alto”. Anche alcuni ricercatori l’hanno messa in dubbio: secondo uno studio del 2017, il totale dovrebbe essere tra il 9 e il 15 per cento.
Ogni tanto Twitter fa pulizia degli account falsi e investe in sistemi per individuarli ed eliminarli. L’azienda ha respinto le stime dei ricercatori e definisce esagerate le preoccupazioni. Invece Musk, che ha più di 92 milioni di follower sulla piattaforma ed è regolarmente preso di mira da truffatori in criptovalute, ha dichiarato: “Se avessi un dogecoin per ogni cripto-truffa che ho visto, avrei cento miliardi di dogecoin”. E ha aggiunto che una delle sue priorità per il social network sarebbe stata la “sconfitta dei bot”.
Un accordo più economico?
Il problema dei bot non è nuovo, ma una cosa è cambiata da quando Musk ha avanzato la sua offerta, il 14 aprile: le azioni tecnologiche sono in calo. Nell’ultimo mese il Nasdaq ha perso quasi il 18 per cento. Secondo Nathan Anderson, fondatore del fondo d’investimento Hindenburg Research, il crollo dei titoli tecnologici ha dato a Musk il potere di ridefinire al ribasso l’accordo per comprare Twitter. “Dal nostro punto di vista, è Musk a condurre il gioco”, dice. “Il consiglio d’amministrazione ha accettato rapidamente l’accordo quando le condizioni erano molto più favorevoli, e farà di nuovo la scelta giusta, quando prenderà atto della situazione attuale”.
“Il prezzo di 44 miliardi di dollari è enorme e la sospensione potrebbe essere una strategia per ridurre la cifra che Musk è disposto a spendere”, afferma Susannah Streeter, analista specializzata nel settore tecnologico. Un altro esperto, Brent Thill, concorda: “Secondo noi Musk sta mettendo in pausa l’accordo per negoziare un prezzo più basso”.
Una volta che un accordo è concluso, però, è difficile convincere un consiglio d’amministrazione ad accettare un’offerta più bassa. Il tribunale del Delaware, competente sulla maggior parte dei casi che coinvolgono le aziende quotate in borsa, lo ha permesso raramente senza un accordo tra le parti. Il consiglio d’amministrazione di Twitter rischierebbe una causa se accettasse un prezzo più basso in assenza di una giustificazione seria.
Per costringere Twitter a riaprire le trattative, Musk potrebbe usare la clausola nota come “variazione negativa significativa”. L’asticella per l’attuazione di questa clausola però è decisamente alta. Molti acquirenti hanno cercato di usarla durante la pandemia per abbassare il prezzo di accordi siglati prima che il covid-19 seminasse il caos, ma pochi ci sono riusciti. Per esempio il colosso francese del lusso Lvmh, che ha costretto l’azienda di gioielli Tiffany ad abbassare il suo prezzo di vendita durante la pandemia. La strategia del gruppo si è basata in parte sulla minaccia di ritirarsi dall’accordo, accusando Tiffany di aver fatto dei cambiamenti durante la pandemia che violavano il contratto. Secondo alcuni Musk punta a qualcosa di simile. “A volte i compratori tirano fuori nuovi ‘problemi’ per rinegoziare il prezzo. Anche se da un punto di vista contrattuale Musk non ha il diritto di farlo, il consiglio d’amministrazione potrebbe pensare che sia più semplice trattare che andare in tribunale”, spiega Ann Lipton, docente di diritto aziendale all’università di Tulane, negli Stati Uniti.
Una via d’uscita?
Un’altra possibilità è che Musk stia cercando di tirarsi fuori dall’affare. Sarà probabilmente il tribunale a decidere se potrà farlo con tanta facilità. Twitter ha concordato una penale per l’annullamento della transazione che in teoria permette a Musk di uscire pagando un miliardo di dollari. Il social network, però, potrebbe anche fargli causa per costringerlo a rispettare l’accordo. Daniel Rubin, dello studio legale aziendale Dechert, sostiene che Musk non potrebbe ritirarsi limitandosi a pagare la penale, ma potrebbe trovare un modo per costringere Twitter a incassare i soldi e voltare pagina. “Può sempre creare condizioni tali da non lasciare a Twitter altra scelta”, dice Rubin.
Musk ha garantito il finanziamento dell’accordo con il suo patrimonio, in particolare con le azioni della Tesla, ma sta cercando persone che lo aiutino. Di recente ha raccolto 7,14 miliardi di dollari da un gruppo di investitori. Non si capisce se faccia fatica a trovarli, ma forse – sostiene una persona che conosce la vicenda – vede in questa difficoltà un modo per ritirarsi. Secondo un legale esperto di accordi, Musk sarà costretto a completare l’acquisizione rispettando i termini esistenti, dal momento che i tribunali del Delaware sono sempre poco clementi verso chi cerca di sottrarsi ad accordi già firmati. “Musk è un jolly che segue regole tutte sue, ma potrebbe finire al centro della controversia aziendale più seccante della storia”, afferma l’avvocato. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1461 di Internazionale, a pagina 114. Compra questo numero | Abbonati