Dopo trattative dannose e caotiche dietro le quinte, il 29 gennaio i parlamentari italiani hanno rieletto presidente della repubblica Sergio Mattarella, ottant’anni, mantenendo inalterato lo status quo, evitando un ritorno anticipato alle urne e prolungando la fase di stabilità politica. A capo del governo rimane Mario Draghi, che era uno dei candidati al Quirinale. L’elezione dell’attuale capo dello stato, contrario all’idea di un secondo mandato, è arrivata dopo sei disastrosi giorni di votazioni in cui i diversi interessi politici nella coalizione di governo non hanno permesso di trovare un candidato condiviso, rivelando le tensioni e le alleanze traballanti che si nascondono dietro la facciata del governo di unità nazionale.
Le divisioni nella politica italiana non sono una novità, ma questa elezione è stata osservata con particolare attenzione anche per capire se Draghi, che ha il merito di aver portato stabilità in Italia in una fase critica, sarebbe rimasto in scena o sarebbe stato vittima del caos politico. Il presidente del consiglio, considerato da molti il candidato ideale per i sette anni di mandato presidenziale, durante un incontro privato con Mattarella, il 29 gennaio, gli aveva chiesto di valutare la possibilità di restare al suo posto. Specie alla luce della tensione provocata dalle votazioni che avevano “bruciato” figure istituzionali come la presidente del senato e la direttrice dei servizi segreti, due donne in vista la cui candidatura era stata proposta solo per essere respinta. Draghi, dopo aver incontrato Mattarella, ha convocato i leader della coalizione di governo per cercare un accordo, come ha confermato un collaboratore del presidente del consiglio che vuole restare anonimo.
I partiti si sono sfidati con ogni tipo di tattica per perseguire i loro piccoli interessi
L’approvazione dell’Europa
La scelta di Mattarella aumenta le probabilità che Draghi, ex presidente della Banca centrale europea, guidi il governo fino alle elezioni parlamentari tra febbraio e marzo del 2023. La gestione quotidiana del paese da parte del presidente del consiglio tranquillizza i mercati internazionali e i vertici dell’Unione europea, che hanno affidato all’Italia centinaia di miliardi di euro del fondo per la ripresa e sperano che Roma li amministri correttamente, dimostrando la bontà dell’esperimento sul debito collettivo voluto da Bruxelles.
I sostenitori di Draghi avrebbero preferito una sua elezione a presidente della repubblica, convinti che la sua influenza, per quanto in un ruolo che spesso è solo formale, avrebbe garantito all’Italia una stabilità oltre le elezioni del 2023. Ma la scelta di Mattarella per loro rappresenta comunque la seconda migliore opzione, perché congela la situazione politica attuale e lascia aperta la porta alla possibilità che in futuro Draghi possa andare al Quirinale. Si vocifera che Mattarella possa dimettersi in anticipo e dare la possibilità al prossimo parlamento di eleggere Draghi presidente della repubblica in una fase politicamente meno delicata. La fonte interna all’ufficio di Draghi afferma che il presidente del consiglio e quello della repubblica non hanno affrontato questo argomento durante il loro incontro.
Il presidente della repubblica “capisce che viviamo un momento critico e che bisogna mantenere lo status quo”, spiega Roberto D’Alimonte, che insegna sistema politico italiano all’università Luiss Guido Carli di Roma. La maggior parte degli opinionisti concorda sul fatto che con l’avvicinarsi delle elezioni le ambizioni politiche e le tensioni tra i partiti renderanno sempre più difficile l’attività di governo.
Mattarella è stato eletto la prima volta nel 2015, sostenuto dal presidente del consiglio dell’epoca Matteo Renzi, un abile tattico della politica italiana che nella rielezione del capo dello stato ha giocato un ruolo, bloccando diversi candidati.
Mattarella, nato a Palermo, è il fratello minore di Piersanti, ucciso dalla mafia nel 1980 quando era presidente della regione siciliana. Avvocato e professore di diritto parlamentare all’università di Palermo, Sergio Mattarella è entrato in parlamento nel 1983 come esponente della Democrazia cristiana, partito che ha dominato l’Italia nel dopoguerra prima di essere travolto all’inizio degli anni novanta da vari scandali di corruzione. È stato parlamentare fino al 2008, con importanti incarichi nei governi democristiani e poi in quelli di centrosinistra. Nel 2011 è stato eletto alla corte costituzionale.
Con i suoi capelli bianchi e il suo stile pacato, da presidente ha mostrato una grande autorità morale, affrontando in modo deciso sette anni caotici. Il paese ha oscillato tra destra e sinistra, con parlamenti populisti ed euroscettici prima di trovare una base stabile con Draghi, voluto da Mattarella nel 2021 per risolvere una crisi di governo.
Dopo la vittoria dei populisti alle elezioni del 2018 il capo dello stato ha bloccato, durante la formazione del governo, la nomina di ministri che lui considerava antieuropei in modo contrario alla costituzione. I leader del Movimento 5 stelle volevano metterlo in stato d’accusa. Il fatto che quegli stessi leader oggi abbiano invitato i propri colleghi di partito a votarlo dimostra quanto la politica italiana si sia compattata intorno alla figura di Draghi. Tuttavia, il voto è anche il segnale della volontà dei parlamentari di evitare un ritorno alle urne, che potrebbe costare a molti deputati e senatori dei cinquestelle il posto di lavoro e la pensione.
“Matteo Salvini si è presentato il pomeriggio del 28 gennaio al ministero dello sviluppo economico”, scrive sul País Daniel Verdú, “e ha incontrato Mario Draghi. Il presidente del consiglio attendeva notizie sulla sua candidatura a presidente della repubblica, ma è rimasto sbalordito quando il leader della Lega gli ha detto che avrebbe sostenuto Elisabetta Belloni, direttrice dei servizi segreti e consigliera dello stesso Draghi”. Sul quotidiano olandese Trouw, Pauline Valkenet scrive: “Molti analisti notano che il governo di Draghi è stato indebolito da queste elezioni presidenziali molto difficili. All’interno dei partiti sono emerse forti tensioni e questo ostacolerà l’azione di governo”. Il quotidiano brasiliano Folha de S.Paulo racconta che “mentre i leader negoziavano senza successo, il nome del presidente Sergio Mattarella ha guadagnato forza tra i parlamentari”. “Se il film della rielezione del presidente Mattarella si conclude con un lieto fine”, si legge sul quotidiano belga Le Soir, “lo scenario che lo ha determinato lascia senza parole. L’Italia è un laboratorio politico e questo spettacolo si potrebbe replicare altrove”. Michael Braun scrive sul quotidiano tedesco Die Tageszeitung che con Draghi al Quirinale sarebbe caduto il governo e ci sarebbe stato il rischio di elezioni anticipate, che però molti grandi elettori non volevano visto che il prossimo parlamento sarà ridotto di un terzo. Il quotidiano francese Libération sottolinea l’importante ruolo politico svolto dal capo dello stato nel suo settennato: “Nonostante sia in linea di principio un ruolo essenzialmente formale”, scrive Eric Jozsef, “Mattarella non ha esitato a usare tutti i suoi poteri per garantire l’ancoraggio dell’Italia all’Europa”. L’elezione di Mattarella, scrive il settimanale britannico The Economist, “permette a Draghi di restare al governo, di gran lunga il ruolo più importante, soprattutto in un momento estremamente difficile per il paese”. ◆
Mattarella aveva detto ripetutamente di non desiderare la rielezione, e aveva già fatto il trasloco in un nuovo appartamento a Roma. I memi che giravano in settimana tra i politici e i giornalisti mostravano Mattarella che risponde al telefono fingendo di non essere in casa.
Lunga lista di nomi
La caotica settimana vissuta dalla politica italiana ha evidenziato l’incapacità dei partiti di trovare un accordo. La coalizione di centrodestra, che pensava di poter mostrare i muscoli, ne è uscita indebolita e segnata da conflitti interni. Matteo Salvini, leader della Lega, aveva sperato che questa elezione potesse mostrare la forza del centrodestra e la sua posizione di leader di fatto, ma ne è uscito politicamente distrutto. I candidati proposti da Salvini, tanti da formare una squadra di calcio, non hanno fatto molta strada, e alla fine il leader leghista ha sostenuto la rielezione di Mattarella.
Silvio Berlusconi, che in un primo momento aveva sperato di ottenere l’incarico prima di ritirare la propria candidatura alla vigilia del voto, aveva posto un veto sull’elezione di Draghi, sostenendo che avrebbe potuto mettere in pericolo il governo. Il leader di Forza Italia ha appoggiato Mattarella, così come hanno fatto Renzi e il Partito democratico. Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha definito “ideale” l’esito della votazione. Ma in realtà il percorso che ha portato a questo risultato è stato tutto fuorché ideale. Per giorni i partiti si sono sfidati con ogni tipo di tattica per perseguire i loro piccoli interessi, per prendere il sopravvento o difendersi dai candidati di parte. Nella totale assenza di idee politiche solide, la settimana si è trasformata in una cinica dimostrazione di potere e di ostruzionismo. I parlamentari si sono strategicamente astenuti o hanno votato candidati simbolici per misurare la compattezza dei diversi schieramenti, arrivando a cronometrare i loro elettori per assicurarsi che non scrivessero un nome sulle schede bianche. Pubblicamente i partiti hanno presentato candidati che hanno definito credibili solo per distruggerne la credibilità.
Il 27 gennaio il quorum per l’elezione del presidente è sceso a 505, ovvero alla maggioranza assoluta, e a quel punto la tensione è aumentata. Il 28 gennaio Salvini ha cercato di forzare la mano con la candidatura di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del senato, di Forza Italia, nonostante i progressisti e i suoi alleati nel governo minacciassero la caduta dell’esecutivo. La candidatura è durata poco, perfino alcuni esponenti del suo partito non l’hanno votata. A quel punto alcuni grandi elettori si sono indirizzati per inerzia verso Mattarella, ma la sera del 28 gennaio un gruppo di politici disperati, tra cui l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, che Mattarella aveva sostituito con Draghi, ha avanzato la candidatura generica di una donna. La mossa è stata interpretata come il tentativo finale di affermare la propria autorità, ma ha prodotto solo nuove vittime politiche. Il 29 gennaio tutte queste mosse sono state interrotte e i leader dei partiti al governo, compreso Conte, hanno deciso di mantenere la situazione inalterata, con Mattarella alla presidenza della repubblica e Draghi alla presidenza del consiglio. Eppure tutto è sembrato diverso da prima. L’elezione ha avuto delle conseguenze. Letta, leader del Pd, ha dichiarato in seguito che la votazione è stata “il segno di un sistema politico bloccato”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1446 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati