Martedì 1 ottobre, mentre nel tardo pomeriggio suonavano le sirene d’allarme, nella regione centrale di Israele sono apparse in cielo piccole tracce luminose che sembravano avanzare numerose. Poi è arrivato il rumore sordo dei missili iraniani intercettati in aria, insieme a quello, più raro, delle esplosioni a terra vicino a Tel Aviv o verso il deserto del Negev. Pochi minuti prima, un comunicato israeliano aveva invitato la popolazione a trovare un riparo in attesa dell’arrivo dei missili balistici lanciati dall’Iran, che avrebbero dovuto colpire i loro obiettivi molto più rapidamente della notte del 13 aprile, quando vari tipi di ordigni e droni ci avevano messo ore per raggiungere il territorio israeliano.
Il 1 ottobre sono stati lanciati complessivamente poco meno di duecento missili. Gli specialisti stimano che generalmente una parte considerevole (fino a un terzo) non arriva a destinazione. In questo caso le difese antiaeree israeliane (Iron dome, fionda di Davide, missili Arrow) sono state rafforzate dall’intervento delle navi da guerra statunitensi nella regione, per intercettarne il maggior numero possibile. “Oggi la Francia ha mobilitato i suoi mezzi militari in Medio Oriente per neutralizzare la minaccia iraniana”, ha annunciato il governo francese in un comunicato diffuso nella serata.
Dettagli non trascurabili
Diversi fattori hanno permesso al sistema di difesa israeliano di non essere travolto: il primo è naturalmente la capacità di intercettare i missili, ma anche il fatto che Hezbollah, neutralizzato dagli attacchi israeliani, non è andato in aiuto dell’Iran. Per non parlare del fatto che il regime iraniano ha rivelato in anticipo e con discrezione le sue mosse. Secondo l’agenzia di stampa Reuters, infatti, Teheran avrebbe avvertito la Russia, mentre una fonte anonima garantisce che anche gli Stati Uniti ne fossero al corrente, come confermerebbe il fatto che Washington ha annunciato l’attacco imminente con diverse ore d’anticipo. La mattina del 2 ottobre l’esercito israeliano ha comunicato che i preparativi in vista dell’arrivo dei missili erano stati avviati “da giorni” ed erano “proseguiti durante e dopo l’attacco iraniano”.
Questo non è stato trascurabile, sia per il numero di ordigni lanciati (il doppio rispetto ad aprile) sia per la loro efficacia, con versioni recentemente modificate del missile Fattah. Quest’arma ha ora la funzione “planante”: la sua traiettoria può essere modificata quando si avvicina all’obiettivo, rendendo più difficile intercettarla. “È più precisa e più efficace delle versioni precedenti”, conferma Jeffrey Lewis, esperto di missili del Centro studi James Martin per la non proliferazione del Middlebury institute di Monterey, in California. Gli obiettivi dei missili erano strutture militari, a cominciare dalla base di Glilot, a nord di Tel Aviv, dove si trovano la sede del Mossad (i servizi segreti per l’estero, ritenuti responsabili dell’uccisione di uno dei capi di Hamas, Ismail Haniyeh, il 3 luglio a Teheran) e la sede dell’unità 8200, dipendente dai servizi segreti militari e specializzata nelle intercettazioni elettroniche. L’unità avrebbe avuto un ruolo di primo piano nel localizzare i leader di Hezbollah in Libano.
Nelle ultime settimane il partito sciita libanese alleato dell’Iran, impegnato in un conflitto con Israele dall’8 ottobre del 2023, aveva dichiarato più volte di aver colpito la base di Glilot, ma non aveva mai fornito prove. Stavolta è stato accertato che un missile iraniano ha scavato un cratere a poche centinaia di metri dalle recinzioni, senza colpire le strutture. Altre basi sono state prese di mira più a sud, nelle regioni di Nevatim e Tel Nof.
Oltre ad alcuni feriti, tra cui un soldato, i missili iraniani hanno causato la morte di un palestinese vicino a Gerico, nella Cisgiordania occupata. Nella stessa giornata del 1 ottobre due palestinesi, che secondo le autorità israeliane venivano dalla Cisgiordania, hanno aperto il fuoco in un tram di Tel Aviv uccidendo sei persone (una settima è morta in ospedale qualche ora dopo). Uno degli assalitori è stato ucciso in strada, mentre l’altro è stato ferito ed è ricoverato in gravi condizioni.
Dal punto di vista dell’Iran gli attacchi dovrebbero ristabilire la credibilità del regime, soprattutto agli occhi dei suoi alleati. I bombardamenti israeliani in Libano, a cui si è aggiunta dal 1 ottobre la presenza militare sul terreno, hanno inflitto danni gravissimi a Hezbollah. Il 27 settembre il segretario generale del movimento, Hassan Nasrallah, è stato ucciso in un raid a Beirut. Gli esponenti dell’“asse della resistenza” hanno notato che l’Iran non aveva aiutato l’alleato libanese.
Negli ultimi giorni in Iran è aumentata la pressione dell’ala più intransigente del regime, che chiedeva una reazione. L’attacco è stato confermato da un comunicato dei Guardiani della rivoluzione, in cui è stato presentato come una risposta agli omicidi di Ismail Haniyeh e Abbas Nilforoushan, un ufficiale dei Guardiani della rivoluzione che era nel bunker di Nasrallah bombardato dall’esercito israeliano.
Ad aprile la reazione ai missili lanciati dall’Iran aveva temporaneamente placato i timori di un’escalation. La situazione era rimasta sotto controllo soprattutto grazie all’intervento degli Stati Uniti, che avevano ribadito di voler garantire la protezione di Israele senza provocare un tracollo regionale. Quali saranno gli sviluppi stavolta? Il presidente Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris hanno osservato la situazione dalla sala di crisi della Casa Bianca. “L’Iran è una pericolosa forza di destabilizzazione in Medio Oriente. L’attacco di oggi ne è l’ennesima riprova. Sostengo pienamente l’ordine impartito dal presidente Biden di abbattere tutti i missili iraniani lanciati verso Israele, proprio come abbiamo fatto ad aprile”, ha dichiarato Kamala Harris, candidata alle presidenziali statunitensi di novembre.
Negli ultimi giorni gli Stati Uniti hanno rafforzato la loro presenza militare nella regione e il 30 settembre il Pentagono ha annunciato l’invio di mezzi supplementari. In un colloquio telefonico il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant e il segretario alla difesa statunitense Lloyd Austin hanno parlato delle “pesanti conseguenze” che potrebbero seguire il lancio dei missili iraniani. La sera del 1 ottobre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “l’Iran ha commesso un grave errore e lo pagherà. Il regime di Teheran non comprende la nostra determinazione a difenderci e a far pagare un caro prezzo ai nostri nemici”.
La guida suprema dell’Iran Ali Khamenei guiderà la preghiera del venerdì a Teheran, un gesto che la maggiore autorità del paese compie solo nelle circostanze speciali e legate alla sicurezza nazionale. Il capo di stato maggiore dell’esercito iraniano Mohammad Bagheri ha detto che, se Israele dovesse attaccare il territorio della Repubblica islamica, “si ripeterebbe il lancio di missili con intensità maggiore” e stavolta “tutte le infrastrutture del regime sarebbero prese di mira”. ◆ as
◆ Il 2 ottobre 2024 l’aviazione israeliana ha bombardato di nuovo la periferia meridionale della capitale libanese Beirut, roccaforte di Hezbollah. L’esercito israeliano ha confermato di aver colpito i suoi obiettivi nell’area e ha invitato i civili a lasciare immediatamente alcune località nel sud del Libano. Hezbollah ha riferito di alcuni scontri con soldati israeliani che cercavano di entrare in Libano, il giorno dopo l’annuncio d’Israele di aver avviato un’offensiva di terra “limitata e localizzata”. Secondo le autorità libanesi, dall’ottobre scorso 1.873 persone sono morte negli attacchi israeliani in Libano. Afp
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Questo articolo è uscito sul numero 1583 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati