Editoriali

La guerra totale va fermata

La temuta guerra regionale su vasta scala in Medio Oriente è sempre più vicina. Il 1 ottobre l’Iran ha lanciato un nuovo attacco a Israele. È una ritorsione all’offensiva ordinata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu per colpire il movimento sciita Hezbollah, braccio armato dell’Iran in Libano, alle incursioni militari e alla minaccia di un’invasione, che hanno già provocato più di mille morti. Secondo l’esercito israeliano, Teheran ha lanciato circa 180 missili verso Israele. Tel Aviv ha promesso rappresaglie. Il Medio Oriente è sull’orlo dell’abisso.

Questo nuovo attacco dell’Iran è diverso da quelli passati. Negli ultimi mesi Netanyahu ha ignorato tutti gli inviti alla moderazione e si è rifiutato di fare concessioni umanitarie, portando avanti una guerra brutale a Gaza, dove è in corso una tragedia senza precedenti nel ventunesimo secolo. Nelle ultime due settimane Israele ha esteso gli attacchi al Libano, un paese sovrano dove ha fatto incursioni di terra per mettere in sicurezza i territori più vicini alla frontiera. Il suo esercito ha attaccato indiscriminatamente Hezbollah, facendo esplodere i suoi dispositivi di comunicazione, e ha ucciso i principali leader del movimento lanciando bombe su Beirut. Il risultato sono state centinaia di vittime civili in un crimine di guerra. La diplomazia degli Stati Uniti, l’unica che in teoria ha il potere d’influenzare Netanyahu, non è stata capace di fermare il massacro di Gaza né le altre azioni irresponsabili del governo israeliano nel suo percorso verso la guerra totale.

Quello del 1 ottobre è il tipo di scontro che l’amministrazione Biden ha cercato molte volte di evitare nell’ultimo anno, ed è arrivato due giorni dopo l’incontro tra Netanyahu e Biden e il discorso all’Onu in cui il primo ministro israeliano ha esposto chiaramente le sue intenzioni. Il 1 ottobre Biden ha ordinato all’esercito statunitense d’intervenire in difesa di Israele. L’attacco iraniano contro Israele merita la condanna internazionale e gli inviti a ridurre la tensione devono continuare senza lasciarsi andare allo sconforto. Ma mentre Israele continua a portare avanti la sua offensiva militare ormai anche al di fuori dei territori palestinesi, giustificandola come risposta all’attacco di Hamas dell’ottobre scorso, i tentativi di evitare un conflitto regionale sembrano sempre più vuoti. Il 1 ottobre l’esercito israeliano ha detto che continuerà l’invasione terrestre del Libano. Netanyahu vuole una guerra su vasta scala ed è più vicino che mai a ottenerla. ◆ as

Il Messico di Claudia Sheinbaum

L’inizio del mandato presidenziale di Claudia Sheinbaum, in un paese come il Messico dove ogni giorno vengono assassinate dieci donne, avrà forti ripercussioni politiche e culturali in tutto il continente.

Sheinbaum, una fisica di 62 anni, vuole portare avanti le politiche del predecessore Andrés Manuel López Obrador, che ha raggiunto un indice di popolarità dell’80 per cento ma è anche stato criticato per una strategia poco efficace contro il narcotraffico, le ripetute aggressioni verbali ai giornalisti e la posizione ambigua sul Venezuela di Nicolás Maduro. Sheinbaum ha una popolarità del 63 per cento e il suo partito, Morena, ha la maggioranza in parlamento e governa in 24 dei 32 stati del paese. Inoltre potrà contare sull’appoggio dei tribunali e della magistratura. In pochi prima di lei hanno lavorato in condizioni così favorevoli, ma questo alimenta anche le aspettative e le domande sul suo mandato. Le preoccupazioni maggiori riguardano la sicurezza e l’economia. Ogni anno in Messico ci sono più di 30mila omicidi e oggi le violenze tra cartelli della droga rivali negli stati di Sinaloa e Chiapas sono fuori controllo. Preoccupano anche i segnali di rallentamento economico: con le casse vuote Sheinbaum difficilmente potrà realizzare il suo programma sociale. Davanti al crollo della produzione e dei consumi, a un deficit raddoppiato nell’ultimo anno e a un’azienda petrolifera statale che è la più indebitata del mondo, il Fondo monetario internazionale ha ridotto al 2,2 per cento la previsione di crescita del Messico.

In quanto scienziata Sheinbaum deve attenersi ai fatti, raccogliere le prove e prendere decisioni. Solo così potrà tracciare un suo percorso personale ed emanciparsi dall’eredità di López Obrador e dal percorso che l’ex presidente ha predisposto per lei. ◆ as

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1583 - 4 ottobre 2024
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