La trattativa sull’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e i paesi del Mercosur (l’area di libero scambio tra Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay) sarà accelerata dall’elezione di Donald Trump? L’intesa tra i due blocchi dovrebbe creare una vasta zona commerciale con 780 milioni di abitanti. Il terrore suscitato da una nuova amministrazione Trump – un politico isolazionista che ha promesso di scatenare una guerra commerciale contro l’Europa e la Cina – spinge la Commissione europea e la maggior parte dei governi europei a concludere al più presto l’accordo, ma per farlo bisognerà superare l’opposizione della Francia. Tanto più che la Cina ha un obiettivo evidente: prendere il posto dell’Europa all’interno di un mercato in cui è sempre più attiva. Già nel 2016 l’elezione di Trump aveva rimesso in moto alcuni accordi commerciali. Nel 2018, per esempio, l’Unione europea aveva finalizzato un negoziato con il Giappone che si trascinava da quasi dieci anni, per poi stringere una serie di patti anche con Singapore, Vietnam e Nuova Zelanda. Oggi l’Europa può contare sulla più vasta rete di accordi di libero scambio al mondo, con una quarantina di trattati.
Un mondo che cambia
Una parte dell’opinione pubblica europea continua a opporsi a un’apertura del mercato, considerandola una minaccia per l’agricoltura, l’ambiente e lo sviluppo industriale nazionale. Ma al contempo è innegabile che elementi come l’isolazionismo statunitense (mai del tutto abbandonato durante la presidenza Biden), l’aggressività commerciale cinese e le guerre in Ucraina e in Medio Oriente “mettono a rischio la sicurezza economica dell’Unione”, riassume un funzionario di Bruxelles.
Nel giro di pochi anni l’equilibrio geopolitico è stato ribaltato. Questa realtà rende indispensabile il rafforzamento dei legami con i paesi amici, soprattutto quelli dell’emisfero sud. L’obiettivo è garantire gli approvvigionamenti e insieme esportare gli standard europei, alla luce del fatto che tutti i prodotti che entrano nel mercato unico devono rispettare le norme fissate dalla Commissione.
L’accordo con i paesi del Mercosur è stato riesumato nel 2023 da un dimenticatoio in cui languiva dal 2019, anno in cui i due blocchi si erano messi d’accordo su un testo dopo vent’anni di trattative complesse. “Il Mercosur è molto importante sia per le nostre importazioni agricole (per esempio la soia) sia per le materie prime come il litio e i metalli rari, soprattutto in un momento in cui è impossibile accedere al mercato delle materie prime russe e diventa più difficile ricorrere a quello cinese”, spiega un funzionario europeo. Lo stesso vale per le esportazioni europee, soprattutto quelle di automobili (tedesche), che attualmente sono sottoposte a dazi del 35 per cento.
Unione europea
◆ Il 26 novembre 2024 all’assemblea nazionale francese si terrà un dibattito seguito da una votazione sul trattato di libero scambio tra l’Unione europea e i paesi del Mercosur, a cui il governo e le organizzazioni degli agricoltori si oppongono. Sia il presidente Emmanuel Macron sia il primo ministro Michel Barnier sono contrari ma, a livello europeo, Parigi non ha diritto di veto. Gli agricoltori, invece, continuano le proteste: dopo una settimana di manifestazioni, il 19 novembre hanno bloccato un’autostrada al confine con la Spagna e minacciano di seminare il “caos”. Secondo Politico le proteste sono eccessive: “Le quote esenti da dazi che Bruxelles concederebbe ai sudamericani sono basse. Rappresentano l’1,6 per cento del consumo annuale di carne bovina degli europei, mentre per pollame e zucchero sono rispettivamente l’1,4 e l’1,2 per cento. Il riso ancora di meno. ‘Circa due hamburger o due petti di pollo per cittadino europeo all’anno’, ha calcolato Bruno Capuzzi, un economista brasiliano che insegna all’Istituto universitario europeo in Italia. L’effetto sarà quindi limitato. Nel caso della carne bovina, la Commissione stima un calo dei prezzi alla produzione del 2,4 per cento entro il 2032, in virtù dell’accordo con il Mercosur, di quello già concluso con la Nuova Zelanda e di quello in discussione con l’Australia”.
L’Unione europea esporta verso il Mercosur prodotti per 45 miliardi di euro all’anno, a cui si aggiungono 23 miliardi di euro di servizi. Il valore delle importazioni è invece rispettivamente di 43 e 11 miliardi.
A causa delle pressioni degli agricoltori, il governo francese – sostenuto da Austria, Irlanda e Paesi Bassi – si è opposto decisamente alla firma definitiva dell’accordo. Il principale obiettivo della Francia è proteggere i propri allevatori, i quali subirebbero (al pari di tutti i produttori europei) le conseguenze dell’importazione senza dazi di carni bovine da una zona che assicura un quarto della produzione mondiale. Ma ci sono anche questioni ambientali. Secondo un gruppo di esperti la deforestazione aumenterebbe tra il 5 e il 25 per cento nei primi anni dopo l’entrata in vigore dell’accordo, soprattutto a causa della crescita delle importazioni bovine. Infine non mancano le considerazioni per la salute. Il Brasile è infatti il secondo utilizzatore al mondo di pesticidi, il 30 per cento dei quali è vietato in Europa. Per non parlare del ricorso agli antibiotici e agli ormoni negli allevamenti.
Misure di sicurezza
Per rassicurare la Francia, nel marzo 2023 la Commissione aveva presentato ai cinque paesi del Mercosur uno “strumento addizionale” che li avrebbe obbligati a interrompere la deforestazione e a rispettare gli accordi di Parigi sul clima, pena la sospensione parziale o totale del trattato. Alla fine il Mercosur ha accettato di tornare al tavolo delle trattative, ma in cambio “pretende di avere maggiori possibilità di stanziare aiuti statali e garantire privilegi all’industria nazionale in settori che considera strategici, oltre alla certezza che comparti importanti come quello dell’auto saranno sufficientemente protetti”. Attualmente il negoziato verte solo su questi temi, mentre la parte agricola è stata definitivamente concordata nel 2019 con la creazione di quote d’importazione supplementari ma ben limitate.
La Commissione, che negozia a nome dei 27, ritiene che un accordo politico potrebbe essere concluso già entro la metà di dicembre. Il Consiglio dell’Unione europea dovrà approvare il trattato con una maggioranza qualificata (55 per cento dei paesi e 65 per cento della popolazione). La Francia, dunque, non ha i mezzi per bloccare l’accordo, soprattutto considerando che gli altri grandi paesi (Germania, Spagna, Italia) vorrebbero una conclusione rapida della trattativa. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1590 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati