Le auto a combustione interna sono una tecnologia superata. I loro motori hanno una scarsa efficienza energetica, sono difficili da costruire e richiedono costosi sistemi di filtraggio delle emissioni. La Volkswagen, la più grande casa automobilistica europea, punta a smettere di vendere modelli a benzina e diesel entro il 2030. Anche l’Audi, la Ford, la Mercedes, la Opel e la Volvo hanno intenzione di abbandonare i motori a combustione nei prossimi dieci anni. Ma i politici europei non hanno il coraggio di rendere questa svolta obbligatoria per tutti.
Alla fine, lo stop ai motori a combustione dovrebbe arrivare nel 2035. Ma il traguardo già fissato dalla Commissione europea e dal parlamento di Strasburgo ha rischiato di svanire. Non solo l’Italia e alcuni paesi dell’Europa orientale erano contrari, ma l’argomento ha spaccato la coalizione al governo in Germania. Il Partito liberale democratico aveva abbandonato la posizione comune per chiedere che i motori a combustione potessero sopravvivere più a lungo.
Ma è già prevedibile che queste resistenze saranno scavalcate dagli sviluppi tecnici. C’è da scommettere che ben prima del 2035 nessuno vorrà più comprare auto a combustione. Il motivo: la tecnologia delle batterie, che oggi è il principale ostacolo alla diffusione dell’auto elettrica, migliorerà, e i carburanti sintetici a basse emissioni proposti dai sostenitori dei motori a combustione saranno ancora troppo scarsi e costosi. ◆ gac
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Questo articolo è uscito sul numero 1467 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati