Nella famiglia di Alex il ricordo del giovane Paul è ancora vivo e presente. Anche se sono passati molti anni dalla sua morte, se ne parla a tavola tutti i giorni. Anche i nipoti più piccoli conoscono le storie sullo “zio Paul”, e in casa si è sempre fatta molta attenzione al mantenerlo vivo nelle parole. Ma durante la pandemia Alex comincia a vivere quei racconti familiari con un certo distacco, e si rende conto che di suo fratello Paul, ormai, lui non ricorda più nulla. Si ricorda dell’incidente, di una volante della polizia che lo travolge sulle strisce pedonali di fronte alla scuola. Si ricorda del momento in cui è svenuto dopo che suo padre gli ha dato la notizia. Si ricorda della tempesta dei mezzi d’informazione e di quanto la vicenda giudiziaria abbia scavato nel dolore della sua famiglia. Ma di Paul, di chi era e di cosa facevano assieme, Alex fatica a tracciare un ricordo. Sorry for the kid è un viaggio in quattro puntate sul confine tra memoria e lutto. Il protagonista della storia, Alex McKinnon, raccoglie i suoi ricordi personali e quelli delle persone più care, mentre Mira Burt-Wintonick tesse tutto il materiale con una cura magistrale, confermandosi, dopo classici come Wiretap e Love me, come una delle più brave producer al mondo a muoversi con mano ferma sui terreni più scivolosi e delicati dell’animo umano.
Jonathan Zenti
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Questo articolo è uscito sul numero 1445 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati