Sara e Sofia sono nate nel gennaio del 1976: la prima a Pavia, in Italia, la seconda a La Plata, in Argentina. S’incrociano da adulte in alcune occasioni mondane a Milano, la loro città di adozione, senza mai entrare troppo in confidenza. Un giorno però scoprono di avere qualcosa in comune, qualcosa che forse è alla base di un’affinità elettiva che le ha unite dal loro primo incontro: entrambe hanno perso la madre quando erano molto giovani. La mamma di Sara è morta quando lei era poco più che adolescente, mentre la madre di Sofia, Silvia, è stata portata via nella notte dai militari quando lei aveva poco più di due anni. Questo “vuoto pieno di cose” lasciato dalla morte prematura delle loro madri le porta a fare un viaggio in Argentina sulle tracce della vita di Silvia, mettendo insieme i pezzi di una memoria comune che serve non tanto a ricostruire un passato quanto a tracciare una prospettiva futura. Dopo Carla e Prima, Sara Poma compone il terzo atto di quella che sembra una trilogia sulla trasmissione matriarcale della memoria civile. Anche se nel corso degli episodi la storia di Silvia e Sofia prende il sopravvento su quella di Sara e sua madre, Figlie ha il merito, in mezzo a un sovraccarico di testosterone nel podcast italiano, di affrontare con delicatezza un viaggio attraverso l’oceano e di entrare dentro ferite profonde e vive. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1512 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati