Tra il 2007 e il 2008 sono usciti due album fondamentali per la discografia statunitense, entrambi pubblicati da etichette indipendenti: Boxer, il quarto disco dei The National, e For Emma, forever ago di Bon Iver. Era un’epoca di passaggio per l’industria discografica: Spotify era ancora una minuscola azienda svedese, i dischi distribuiti dalle multinazionali vendevano sempre di meno, l’autoproduzione teneva testa alla grande distribuzione e My­space, il social network più popolare dell’epoca, metteva a confronto musicisti di ogni tipo. Proprio attraverso Myspace Aaron Dessner, chitarrista e autore dei brani dei National, scrive un messaggio a Justin Vernon, il cantautore dietro allo pseudonimo di Bon Iver, per dirgli che aveva apprezzato il suo disco e che gli sarebbe piaciuto fare qualcosa insieme. Da quel gesto è nato Big Red Machine, un collettivo di scrittura autoriale della nuova canzone americana, che negli anni ha coinvolto nomi come Sufjan Stevens, Feist, Phoebe Bridgers e Taylor Swift. Big Red Machine è una miniserie in tre puntate sulla nascita e l’evoluzione del progetto raccontato dalle voci di Dessner, Vernon e da altri autori che gravitavano attorno ai due fondatori. La voce di Lulu Miller fa riscoprire all’ascoltatore un approccio alla musica che oggi sembra scomparso, mostrando una prospettiva alternativa sull’industria musicale. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1577 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati