Hüseyincan Celil è un cittadino canadese che aveva ottenuto la cittadinanza come richiedente asilo agli inizi degli anni duemila. Originario dello Xinjiang, regione nel nordovest della Cina abitata dalla minoranza degli uiguri, era dovuto fuggire nel 1994 insieme alla moglie e a tre dei suoi sei figli in quanto perseguitato politico. Qualche anno dopo, nel 2006, Celil ha fatto un viaggio in Uzbekistan con la moglie per una “riunione di famiglia”. In realtà stava cercando di portare fuori dallo Xinjiang gli altri tre figli. L’operazione però è fallita e Celil è stato arrestato dalla polizia uzbeca che, andando contro alle regole delle relazioni diplomatiche internazionali, ha deciso di estradarlo in Cina anziché in Canada. Da quel giorno di lui non s’è saputo più nulla. Secondo il governo cinese il suo vero nome è Yùshānjiāng ed è accusato di aver guidato un’organizzazione fondamentalista islamica, di aver ucciso un ambasciatore cinese e di aver rapito un altro alto ufficiale. Abbandonato nelle carceri cinesi per più di quindici anni, il suo caso è tornato al centro dell’attenzione nel 2021, quando altri due cittadini canadesi sono stati arrestati e poi liberati dal governo cinese. Il giornalista Yusuf Zine cerca di capire che fine ha fatto Celil, se è ancora in carcere anche se la sua sentenza dovrebbe essere già estinta, e ricostruisce una vicenda intricata. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1583 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati