Nel marzo del 2014 una casa prese fuoco a Greenloch, un villaggio circondato dai boschi nelle campagne inglesi lontane da Londra. La casa in fiamme era quella della famiglia Miller ma, mentre i genitori riuscirono a scappare in tempo, il giovane figlio Mason rimase intrappolato. Con grande sorpresa di tutti, però, il giorno dopo il cadavere di Mason Miller non fu trovato tra le macerie. Quella notte la giornalista locale Kay McAllister aveva fatto un video con il cellulare che diventò molto popolare, in anni in cui l’esplosione di un contenuto sui social network era ancora una novità: il video servì a far condannare ingiustamente per omicidio un insegnante del ragazzo scomparso e permise a molti di lucrare sulla vicenda. Tra questi l’assistente stagista di McAllister, che intanto scriveva libri true crime. A distanza di anni, la stessa McAllister lancia un podcast per risolvere il mistero. Up in smoke è un’audio fiction che strizza l’occhio al documentario di cronaca nera senza farne la parodia. Lanciato come il podcast in cui Serial incontra Twin Peaks, rivela alcuni dei limiti per cui le storie inventate nelle serie audio funzionano meno che in quelle tv. Proseguendo con l’ascolto, però, si apprezza lo sforzo produttivo, così come la costruzione di un immaginario oscuro e la recitazione degli attori che rendono la storia credibile. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1588 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati