Sotto un cielo grigio una selva di gru sovrasta gli operai che stanno costruendo il gigantesco tempio a tre piani chiesto da milioni di indù da più di un secolo. Il tempio è dedicato al loro dio più venerato, Rama, e sorgerà dove prima c’era una moschea del sedicesimo secolo, distrutta da un’orda di indù nel 1992. È una delle tante costruzioni – tra strade enormi, alberghi e un’elegante nuova stazione ferroviaria – in corso ad Ayodhya, una città santa nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh, dove il partito del primo ministro Narendra Modi, il Bharatiya janata party (Bjp), sta cercando una conferma elettorale puntando sulla politica della supremazia indù e sulla crescita economica.
È stato uno dei primi segnali di progresso visti da Manish Yadav, uno studente di 25 anni, nella sua polverosa, e fino ad allora sonnacchiosa, città natale. A livello nazionale il Bjp di Modi ha stravinto due volte. Ma le elezioni nell’Uttar Pradesh – lo stato più popoloso dell’India, con più di 230 milioni di abitanti – sono importantissime, un vero e proprio barometro del consenso per il Bjp in vista delle elezioni generali del 2024. Più di 150 milioni di persone voteranno nello stato in sette turni, il primo dei quali si è tenuto il 10 febbraio. I risultati sono attesi per il 10 marzo. Tra febbraio e marzo si vota anche in altri quattro stati, e il Bjp cercherà di mantenere il controllo di tutti tranne uno. “Abbiamo bisogno che Ayodhya sia un successo e che le aziende vengano qui a investire. Ci servono fabbriche, facoltà tecniche, istituti e posti di lavoro, così la gente non se ne andrà”, afferma Yadav. Lo studente dice di aver votato il Bjp nel 2019 perché aveva promesso di costruire il tempio, e “ora abbiamo bisogno di altro”.
Il governatore dell’Uttar Pradesh è Yogi Adityanath, un monaco indù con posizioni molto divisive che si è dato alla politica. Anche se il governo non è riuscito a dare un lavoro né a lui né a milioni di altre persone come lui, voterà di nuovo per il Bjp. Il partito del primo ministro sembra voler rispondere a colpi d’infrastrutture, costruendo autostrade e aeroporti giganteschi per promuovere i collegamenti e il turismo. Gli analisti però dubitano che spendere tanto per progetti simili basterà a innescare la crescita nell’Uttar Pradesh, uno stato in gran parte povero e rurale, dove la disoccupazione è in aumento. Secondo l’economista Santosh Mehrotra, che ha analizzato i dati nazionali sulla forza lavoro, con Adityanath al governo la disoccupazione giovanile è quintuplicata. Il Bjp però fa grandi promesse. Dichiara di voler attirare investimenti, fornire elettricità gratis ai contadini e creare posti di lavoro per venti milioni di persone, ma fornisce pochi dettagli su come intende farlo. Sta anche corteggiando gli elettori con interventi di politica sociale, raddoppiando gli aiuti alimentari per i poveri e mostrando intransigenza nei confronti dei criminali.
Fede e infrastrutture
Il programma nazionalista indù al cuore del Bjp è spettacolare. A dicembre Modi si è immerso nel Gange davanti a migliaia di persone dopo aver inaugurato un corridoio da 45 milioni di dollari che collega due importanti siti religiosi nello stato. Secondo gli analisti, eventi di questo tipo hanno trasformato le inaugurazioni dei templi in spettacoli politici che distraggono dalle questioni più urgenti. “C’è un limite all’occupazione e allo sviluppo che si possono creare intorno a un tempio”, afferma Mehrotra.
I progetti costosi, che mescolano abilmente religione e infrastrutture, hanno lo scopo di compiacere la base elettorale indù del Bjp e contrastare il malcontento che serpeggia tra gli elettori chiave. Alle ultime elezioni nell’Uttar Pradesh il Bjp ha vinto consolidando il consenso indù in tutte le caste. Tuttavia, con le molte defezioni a favore del partito d’opposizione Samajwadi, che con le sue posizioni laiche ha attirato elettori da molte caste e dalla comunità musulmana, sono nate alcune incertezze. Gli agricoltori, un blocco elettorale influente, ce l’hanno ancora con Modi per la riforma agraria ritirata lo scorso novembre dopo le proteste durate più di un anno. Il Bjp è inoltre accusato di aver gestito male la pandemia di covid-19 nello stato, dopo che nel corso di una drammatica crescita dei contagi nel 2021 si sono visti molti cadaveri galleggiare sul Gange.
“La comunità musulmana si è arresa, non abbiamo speranze”
Il voto sarà un referendum su Yogi Adityanath, il governatore dello stato in tunica zafferano, icona della destra indù, che secondo alcuni analisti sarebbe in corsa per diventare il prossimo primo ministro. Adityanath è stato nominato governatore nel 2017. “È un test elettorale sul suo modo di interpretare la leadership, poiché incarna una forma più radicale di nazionalismo indù ed è apertamente più estremista di altri esponenti del Bjp”, dice Gilles Verniers, docente di scienze politiche all’università di Ashoka.
L’ascesa di Adityanath, capo di un importante tempio indù, è stata segnata da un aumento delle violenze contro i musulmani, con numerosi linciaggi e altre aggressioni. Di recente Adityanath ha definito queste elezioni una competizione “dell’80 per cento contro il 20 per cento”, ricalcando più o meno le percentuali della distribuzione demografica di induisti e musulmani nell’Uttar Pradesh. Durante un’intervista ha poi detto che si riferiva a una maggioranza che vuole lo sviluppo e la sicurezza contro una minoranza che è invece contraria. “Il Bjp ha costruito case e servizi igienici per i poveri senza fare differenze tra caste e religioni. Nessuno può dire che le politiche sociali del governo hanno raggiunto solo gli indù e non i musulmani”, ha detto Vijay Bahadur Pathak, vicegovernatore dello stato.
Il significato di quella dichiarazione è parso abbastanza chiaro a Mohammed Noor, un conducente di motorisciò di Lucknow, la capitale dello stato. “Prima che arrivasse Yogi Adityanath nessuno qui era in grado di distinguere un indù da un musulmano. Da quando il Bjp è al potere si ha la sensazione di essere divisi e diversi”, spiega.
“La comunità musulmana si è semplicemente arresa, non abbiamo speranze, abbiamo smesso di reagire”, afferma Shabbar Siddique, un diciottenne di Lucknow.
◆ Tra febbraio e marzo si terranno elezioni locali anche in altri quattro stati oltre all’Uttar Pradesh: l’Uttarakhand, il Manipur, Goa e il Punjab. Il Bharatiya janata party è al governo nei primi quattro (nel Punjab governa il partito del Congress), e spera di riuscire a rimanerci. L’Uttar Pradesh è il più importante perché manda in parlamento il più alto numero di deputati e perché il risultato è considerato indicativo in vista delle elezioni legislative del 2024.
Perfino la costruzione del tempio di Ayodhya è stata accolta con rassegnazione dai musulmani della città. “Cosa possiamo dire? Dato che il verdetto è stato emesso dalla corte suprema, dovremo rispettarlo”, dice Syed Zia Haider Rizvi, proprietario di un negozio di orologi. “I miei affari dovrebbero guadagnarci”.
Nel 2019 la corte suprema si è espressa a favore della costruzione del tempio, mettendo fine a una delle dispute territoriali più lunghe in India, e ha ordinato l’assegnazione di un altro appezzamento di terra per la costruzione di una moschea. Molti indù hanno festeggiato il verdetto, accolto invece con disappunto da un importante organismo musulmano.
La distruzione della moschea nel 1992 scatenò disordini in cui furono uccise più di duemila persone in tutto il paese, soprattutto musulmani. Molti musulmani nell’Uttar Pradesh sentono crescere la paura e l’incertezza, anche se dopo quelle violenze non ci sono state altre tensioni religiose in città. Il Bjp si è appropriato del verdetto della corte suprema, arrivato dopo la conferma del partito alle elezioni nazionali del 2019, dichiarandolo un suo successo. Secondo gli osservatori, il fervore religioso dietro alla sentenza potrebbe aver favorito la forte affermazione elettorale di Modi. Ora però gli analisti sono convinti che il partito abbia spremuto tutto ciò che poteva dalla vicenda del tempio. I leader del Bjp stanno già invocando un’altra città santa nell’Uttar Pradesh.
A dicembre del 2021 Adityanath ha citato per la prima volta Mathura, ritenuto il luogo di nascita di Krishna, una delle più importanti divinità indù. Una recente causa avviata da alcuni sacerdoti indù su una moschea del diciassettesimo secolo che sorge nella città potrebbe rinfocolare le tensioni.
Anche Mathura, come Adyodhya, avrà un tempio, e i lavori per costruirlo sono già “in corso”, pare abbia dichiarato Adityanath. “Ora che hanno vinto ad Ayodhya, hanno bisogno di un’altra battaglia. Quale sarà il prossimo sito su cui metteranno gli occhi?”, si chiede Verniers. “Inaugurato il tempio di Rama, dovranno trovare qualcos’altro”. ◆ gim
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1448 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati