Dopo aver trascorso quarant’anni a insegnare ai soldati a sparare con granate, mitragliatrici e obici, Lars Hjerpe non vedeva l’ora di godersi una tranquilla pensione nei boschi incontaminati del nord della Svezia. Invece assiste in prima fila a uno dei più grandi esperimenti d’industrializzazione verde del mondo. I camion sollevano di continuo grandi nuvole di polvere davanti all’idilliaco cottage dove aveva sognato di coltivare la terra e dare da mangiare alle sue galline. Dall’altra parte della strada gli operai stanno costruendo la prima grande acciaieria verde al mondo. La fabbrica fa parte di un progetto da cento miliardi di dollari. Se avrà successo, un’area più grande dell’Inghilterra vicino al Circolo polare artico potrebbe diventare un importante fornitore europeo di tecnologie sostenibili, dall’acciaio verde alle batterie ecologiche.
Il progetto ha creato disagi nella cittadina di Boden, anche se molti abitanti riconoscono che potrebbe rivitalizzare la zona. Il successo, però, è tutt’altro che garantito. La fabbrica d’acciaio costruita dalla Stegra rientra tra i progetti sostenuti dalla Vargas Holding, un fondo d’investimento svedese che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni globali dell’1 per cento. L’altra grande scommessa della Vargas è il produttore di batterie per veicoli elettrici Northvolt, che però sta esaurendo i fondi e ha un futuro incerto. Entrambe le aziende hanno usato contratti con clienti futuri per ottenere prestiti miliardari e costruire da zero le loro attività. In particolare, la rapida espansione della Northvolt sta vacillando a causa del rallentamento nella domanda di veicoli elettrici e di una serie di difficoltà produttive. Harald Mix, il miliardario fondatore della Vargas, ha scritto in un’email: “Quando i settori industriali devono trasformarsi in modo radicale per indirizzare o adattarsi alla transizione verde, sono necessari investimenti consistenti”. I fondi raccolti dalla Stegra e dalla Northvolt erano basati su “un’analisi rigorosa” che includeva anche le conseguenze di un mancato investimento nelle tecnologie sostenibili.
La posta in gioco è alta e, dalle stanze del potere a Stoccolma alle tavole da pranzo di Boden, la rivoluzione verde è oggetto di accese discussioni. Il nord del paese potrebbe diventare un modello per altri stati che vogliono raggiungere la neutralità climatica e rivitalizzare regioni più arretrate. Secondo Claes Nordmark, sindaco di Boden, lo stabilimento della Stegra è un’opportunità irripetibile.
Questi progetti, però, consumeranno tanta elettricità che si correrà il rischio di passare da un sovrappiù di energia pulita alla sua carenza. A poche ore di macchina a nordovest di Boden, la Svenska Kraftnät, l’operatore della rete ad alta tensione della Svezia, sta lavorando per espandere il sistema elettrico della regione. In un’area che si estende per 380 chilometri tra la Svezia e la Finlandia sta costruendo la Aurora line, una nuova rete elettrica che costerà quattro miliardi di corone (366 milioni di euro). In origine il collegamento è stato concepito soprattutto per esportare energia verso la Finlandia, invece ora è diventato cruciale per la transizione verde della Svezia. Anche la distribuzione di elettricità dovrà diventare più robusta. La Vattenfall, il più grande fornitore di energia elettrica del paese, ha dichiarato che l’espansione della sua rete nei prossimi cinque anni sarà paragonabile a quella avvenuta negli ultimi cinquanta. “Oggi la domanda supera di molto l’offerta”, spiega Cecilia Zetterström, dirigente della Vattenfall Eldistribution. “Molti clienti chiedono una connessione nei prossimi anni, quasi tutti entro il 2030”. Lo stabilimento della Stegra a Boden non ha ancora una connessione alla rete elettrica per la seconda fase, quella in cui dovrebbe raddoppiare la produzione di acciaio. “Dobbiamo sapere con certezza quando potremo avere l’energia che ci serve”, ha detto l’amministratore delegato Henrik Henriksson. Anche la tedesca Uniper aspetta una risposta dalla Vattenfall. Nel 2021 aveva chiesto di collegare un impianto che vuole costruire a Lulea, una città vicino a Boden, dove produrrà carburante verde per il trasporto marittimo. L’azienda ha bisogno di una risposta chiara entro quest’anno.
Secondo Daniel Gustafsson, responsabile del sistema elettrico della Svenska Kraftnät, i timori che ci possa essere un deficit energetico in quella parte del paese sono reali. Secondo i piani industriali, ogni anno alla Svezia servirà un aumento di energia pari a quella prodotta da un reattore nucleare. Gustafsson prevede che la maggior parte della nuova capacità sarà fornita dall’energia eolica e che ci sarà anche un aumento della produzione nucleare. I comuni della regione, però, hanno già bloccato la costruzione di nuove fattorie eoliche. La stessa Vattenfall ha appena sospeso un grande progetto offshore, perché non sarebbe più sostenibile dal punto di vista finanziario. Stoccolma ha piani ambiziosi per l’energia nucleare ma, anche stando alle previsioni più ottimistiche, i nuovi reattori non entreranno in funzione prima del 2035.
I residenti temono che l’arrivo di lavoratori possa avere un impatto negativo
Emergenza abitativa
Nel centro di Boden non ci sono molti segnali che indicano che qui potrebbe nascere un nuovo settore siderurgico. Si vedono solo pochi operai con giubbotti catarifrangenti gialli che passeggiano per i corridoi del supermercato locale. L’ufficio di rappresentanza della Stegra è aperto solo un giorno alla settimana. Eppure il progetto ha finito per dominare la vita della cittadina. I residenti temono che l’arrivo di lavoratori possa avere un impatto negativo sui servizi municipali e le infrastrutture. La crisi abitativa che attanaglia tutta la Svezia fa temere che la costruzione di nuove abitazioni sia ben lontana dal soddisfare un’ondata di arrivi.
È un problema che la Northvolt ha già dovuto affrontare a Skellefteå, poco lontano da Boden, dove l’azienda ha costruito la sua prima fabbrica di batterie. La presenza dell’impianto ha trasformato l’area, con la costruzione di strade, case, scuole e altri servizi per la comunità. Johan Johansson, che gestisce una fondazione locale per l’edilizia abitativa, racconta che la sua organizzazione ha in programma di costruire due condomini di sette piani con 96 appartamenti. I monolocali e i bilocali sono però destinati al personale militare, non alle famiglie che arriveranno qui al seguito dei dipendenti della Stegra. Johansson stima che entro il 2030 Boden avrà bisogno di più di 2.500 nuove abitazioni. Secondo lui, 330 saranno pronte entro il 2026. Per gli anni successivi il suo foglio di calcolo è vuoto. La Stegra “non avrà problemi a far partire l’impianto”, afferma Johansson. “La grande sfida saranno gli alloggi”.
Gli amministratori locali contano sui nuovi residenti per incassare le tasse necessarie a ridurre il debito crescente di Boden. Secondo le loro previsioni, quest’anno la popolazione avrebbe dovuto raggiungere i trentamila abitanti, con un aumento di 1.800 persone. Ma nell’ultimo piano strategico della città la stima è stata corretta al ribasso, alla luce degli appena dodici arrivi registrati nel 2024.
Attualmente i debiti del comune di Boden superano il miliardo di corone (85 milioni di euro) e si prevede che entro il 2031 arriveranno a quattro miliardi. C’è un disperato bisogno di soldi per costruire nuove strade, scuole e tutte le altre infrastrutture necessarie alla città e allo stabilimento. Anders Pettersson, leader di un gruppo dell’opposizione politica locale, afferma che il governo nazionale deve assistere Boden se fa sul serio con la transizione verde. Magnus Henrekson, professore di economia dell’Istituto di ricerca di economia industriale di Stoccolma, è uno dei più scettici sui progetti verdi nel nord della Svezia, che a suo avviso rappresentano un enorme rischio per i contribuenti. I comuni saranno schiacciati dai debiti se le fabbriche non avranno successo, dice. Henriksson, l’amministratore delegato della Stegra, definisce le critiche di Henrekson “speculazioni” e aggiunge che la sua azienda ha ricevuto solo cento milioni di euro dal governo.
Ci sono altre personalità importanti, però, che sottolineano la necessità per la Svezia di assicurarsi un posto nella nuova economia verde. Marcus Wallenberg, presidente della Wallenberg Investments, ha dichiarato che sviluppare l’acciaio sostenibile è “assolutamente necessario” e si è augurato che le aziende e il governo collaborino per finanziare grandi progetti infrastrutturali.
Intanto, davanti allo stabilimento della Stegra a Boden, Hjerpe se ne sta rintanato nel suo cottage. Anche se fastidiosa, la confusione del cantiere non è niente in confronto ai colpi d’arma da fuoco che ha affrontato durante il lavoro nell’esercito. “Devo solo stare lontano dalle ruspe e dai camion,” dice. “Ma sono riuscito ad andare in pensione senza essere colpito una sola volta. Perciò questo sarà facile”.◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati