A seguire il blog del Fondo monetario internazionale (Fmi) si diventa pessimisti. “Il debito pubblico globale è probabilmente peggio di come sembra”: è il titolo di un articolo recente pubblicato nel numero di ottobre del Fiscal Monitor, il rapporto del fondo che studia l’evoluzione delle finanze pubbliche. E dire che la situazione del debito globale già sembrava bruttina: il debito pubblico complessivo è pari al 93 per cento del pil globale, sta superando i centomila miliardi di dollari e salirà sopra il 100 per cento entro il 2030.

Ma, appunto, potrebbe andare peggio. Potrebbe arrivare al 115 per cento, perché secondo il Fondo monetario internazionale in molti paesi (per esempio la Cina) c’è parecchio debito pubblico nascosto nei bilanci d’imprese controllate dallo stato, debito che non compare nelle statistiche ufficiali ma che presto o tardi diventerà evidente.

Una simile montagna di debito richiederebbe misure d’austerità, cioè aumenti di tasse o riduzione della spesa pubblica per evitare l’effetto palla di neve, con gli interessi crescenti che diventano valanga. Ma quale paese democratico o non democratico può permettersi un’austerità che vale il 3,8 per cento del pil? Nessuno. Quindi la valanga continuerà a gonfiarsi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati