Pare che il grande critico e curatore d’arte Harald Szeemann amasse concludere le sue conferenze citando il motto dell’artista statunitense Bruce Nauman: “L’artista vero aiuta il mondo attraverso la rivelazione di verità mistiche”. Il mistico è questa dimensione di “oltre il reale” a cui una filosofia come gioco e salvezza mira costantemente. Giochiamo perché la vita ordinaria ci annoia, spesso ci terrorizza, in generale qualcosa ci spinge sempre a sperare che non sia “tutto qui” e che una possibilità di fuga si celi ovunque. Gli altri animali, con cui possiamo perderci in giochi extralinguistici inseguendo una pallina o correndo in un bosco, sono proprio questa eccedenza di mistico. Un tipo di gioco particolare, poste queste premesse, è in effetti la contaminazione con le altre specie. Esploriamo in lungo e in largo il mondo della vita animale e vegetale con la speranza di salvarci dalla banalità del divenire ordinario. Per questo stare con gli animali è anche l’unico vero modo che abbiamo per avere una nostra personale antropologia. Si tratta d’immaginare il planisfero come il tabellone di un gioco dell’oca, procedere casella per casella come se il pianeta fosse il nostro piccolo parco giochi. Oggi diventiamo cani, domani gatti, un giorno chissà. Forse riusciremo anche a essere umani per davvero. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1526 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati