Come molti cinesi, anche Jacky sperava di guadagnare bene con la borsa e comprare un appartamento in una grande città. Nel 2015, però, ha perso trentamila dollari e nel 2021 ottantamila. Così ha cominciato a investire in fondi cinesi registrati sul mercato azionario statunitense. È un momento difficile per gli investitori in Cina, dove nel 2023 i principali titoli della borsa hanno perso più dell’11 per cento e sono scesi ulteriormente anche quest’anno. Molti investitori si sono rivolti ai mercati esteri, ottenendo risultati migliori.
Investire in borsa è sempre rischioso, ma i cinesi hanno anche a che fare con un governo che non ammette alcun dibattito pubblico su quello che sta succedendo. Di recente, però, hanno trovato un modo per sfogare la loro frustrazione senza incappare nella censura di Pechino. Alcuni hanno cominciato a lasciare commenti sotto un innocuo post sulla protezione delle giraffe, pubblicato dall’ambasciata statunitense in Cina sul social network Weibo, lamentandosi per gli scarsi rendimenti dei loro portafogli. Dal 2 febbraio il post ha ricevuto quasi un milione di like. Molti commenti, inoltre, esprimevano ammirazione per gli Stati Uniti e insoddisfazione per il loro paese. “I risultati dei diversi mercati azionari riflettono le distanze tra gli Stati Uniti e la Cina in termini di potenza nazionale, tecnologia, umanità e senso di benessere”, ha scritto un utente.
I commenti dimostrano una crescente sfiducia dell’opinione pubblica cinese verso il mercato azionario, le prospettive economiche del paese e la capacità di governare del Partito comunista. “Le reazioni vanno oltre la semplice delusione per i soldi persi in borsa”, spiega Jacky, un analista che oggi guadagna la metà rispetto a due anni fa. “Servono a sfogare tutte le frustrazioni accumulate nella loro vita”. Leo, che lavora per una società di gestione patrimoniale a Pechino, ha investito sui mercati azionari cinesi per quasi dieci anni, ma a novembre ha cominciato a scommettere all’estero. Prima sperava che i giganti cinesi di internet, come Alibaba e Tencent, sarebbero diventati aziende da mille miliardi di dollari. “Quel sogno è andato in frantumi”, racconta, dopo la repressione contro il settore tecnologico scatenata dal governo nel 2020.
Esternazioni decise
In passato la sezione dei commenti dell’account Weibo dell’ambasciata statunitense era una sorta di sacco da boxe online per i nazionalisti, che incolpavano gli Stati Uniti dei problemi del loro paese. Ora la chiamano “il muro occidentale” che tiene al riparo gli investitori cinesi. “Con la protezione del governo degli Stati Uniti”, c’è scritto in un commento, “le giraffe sono diecimila volte più felici degli investitori in borsa”. In una società sotto stretto controllo come quella cinese è raro vedere esternazioni così decise. I commenti potrebbero anche essere un campanello d’allarme se l’economia non dovesse riprendersi subito. Anche se sono bombardate dalla propaganda e intimidite dal governo, le persone potrebbero continuare a contestare Pechino e a trovare modi creativi per farlo.
È sempre difficile capire quello che pensa l’opinione pubblica cinese. Nessuno osa criticare in pubblico il governo. Perfino i commenti critici sull’economia sono censurati e sanzionati. Ecco perché Jacky e Leo mi hanno chiesto di essere indicati con nomi inglesi. Tuttavia gli sfoghi online di gruppi numerosi di persone possono offrire degli indizi su ciò che pensa l’opinione pubblica. Evidenziano quanto disapprovi la censura e nutra dei dubbi sulla direzione in cui Xi sta portando il paese.
A volte arrivano informazioni preziose da fonti inattese. Un recente studio del Canton public opinion research center ha restituito un’immagine piuttosto cupa di Guangzhou, una metropoli di quasi 19 milioni di abitanti e importante snodo per la tecnologia, la manifattura e i commerci. Da un sondaggio condotto nel 2023 su mille abitanti è emerso che “l’economia e la società stavano affrontando difficoltà e pressioni mai viste prima”. Nel rapporto si leggeva che, a causa della disoccupazione e dei redditi in calo, la fiducia nell’economia era scesa ai livelli del 2015, l’anno del crollo dei mercati cinesi. La soddisfazione per la crescita del settore privato è scesa sotto il 30 per cento, il livello più basso dal 2008, cioè da quando viene fatto lo studio. La maggior parte dei residenti ha detto di non prevedere un aumento dei propri redditi nel 2024. Più del 20 per cento è convinto che perderà il lavoro. Alla fine il sondaggio è stato censurato.
Non sono risultati sorprendenti per gli investitori. Jacky ha perso il suo lavoro in un fondo d’investimento nel 2022 e ha dovuto accettare uno stipendio molto più basso nel settore manifatturiero. Leo ha un passato da nazionalista. La prima crepa nella sua fiducia, racconta, si è aperta nel 2021, quando il governo ha perseguitato le aziende tecnologiche. La seconda è arrivata nel dicembre del 2022, quando Pechino ha interrotto all’improvviso la politica “zero covid”, senza preparare la popolazione con vaccini o farmaci.
Leo aggiunge che gli abitanti di Pechino come lui erano tra i più convinti sostenitori del Partito comunista, perché avevano tratto beneficio dall’espansione della città e dalla crescita del paese. Ma nel giugno 2023, quando si è ritrovato con un gruppo di suoi ex compagni di scuola, ha scoperto che due di loro, una coppia, si preparavano a emigrare in Canada. In occasione di un nuovo incontro, a gennaio, alcuni compagni gli hanno detto di aver aperto dei conti a Hong Kong che, a differenza della Cina continentale, ha banche connesse con il sistema finanziario globale. E gli hanno chiesto come convertire i loro risparmi in dollari statunitensi e trasferirli. “Si preparavano al peggio”, dice. “Nessuno prendeva più in giro i due emigrati in Canada. Anzi, li invidiavano”.
Gli ho chiesto cosa dovrebbe cambiare per convincerlo a investire di nuovo nella borsa cinese. Ha risposto che i problemi più gravi sono ancora lì: l’implosione del settore immobiliare, gli enormi debiti delle amministrazioni locali e una popolazione che invecchia in fretta. Vorrebbe che il governo allentasse la presa sulle imprese private e smantellasse le diramazioni del Partito comunista all’interno delle aziende. Fino a quel momento terrà i suoi soldi all’estero.
Che consigli darebbe a chi investe? “Scappate più in fretta che potete, anche a costo di rimetterci”. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1551 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati