Un sospetto di corruzione come quello che aleggia sul parlamento europeo sarebbe stato devastante in ogni caso, ma è ancora più dannoso perché arriva in un momento critico. L’inflazione, la crisi energetica e il conflitto in Ucraina davano già abbastanza problemi senza uno scandalo di questa portata. Associare il Qatar e le sue ricchezze ai comportamenti sospetti degli eurodeputati aumenta la pressione sull’Europa. Per anni la Russia e i suoi oligarchi hanno comprato squadre di calcio, titoli nobiliari britannici e aziende francesi o pagato ex politici tedeschi per creare una base su cui esercitare la loro influenza. Ora la stessa dinamica sembra ripetersi, solo con il Qatar al posto della Russia.
La vicenda va inquadrata nel contesto dei rapporti tra l’Europa e l’emirato. Il calo delle importazioni di petrolio e gas russo ha costretto l’Unione europea a trovare delle alternative, ma l’urgenza ha indebolito la sua posizione, dando a regimi che odiano il laicismo e la democrazia l’opportunità per introdurre il veleno della manipolazione. La difesa del progresso dei diritti umani in Qatar fatta dalla vicepresidente del parlamento Eva Kaili è un sintomo di questo processo. Se gli europei non avessero cambiato idea sul Qatar dopo i mondiali di calcio, la corruzione avrebbe potuto promuovere un’immagine migliore. Il piano è fallito, ma lascerà strascichi profondi. La vicenda offre argomenti ai nemici interni dell’Unione, come il premier ungherese Viktor Orbán, che ne ha subito approfittato per ridicolizzarla. Inoltre rivela agli occhi dei tiranni la vulnerabilità dell’Europa alla corruzione. Infine, e soprattutto, instilla nei cittadini europei il sospetto che Bruxelles sia davvero il covo di delinquenti di cui l’estrema destra non si stanca di parlare.
In questo disastro l’unica vittoria è la resistenza dello stato di diritto: le autorità hanno agito in modo tempestivo e una vicepresidente del parlamento europeo è stata arrestata. Ma resta il timore che emergano altri casi di corruzione nella Commissione europea. Un’Europa indebolita proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno sarebbe una tragedia. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati