Non serve la sfera di cristallo per capire che da qui alle elezioni europee e locali gli episodi d’insofferenza verso i politici Verdi si moltiplicheranno: abbiamo già visto gente inferocita ostacolarne i comizi, attaccare le forze dell’ordine e spaccare le vetrine. E vedremo ancora molti cartelli con la scritta “Questo locale non serve i Verdi e i loro elettori”, o sentiremo molte voci gridare “Impiccateli!”.
Ovviamente anche gli altri partiti sono presi di mira: Beatrix von Storch, di Alternative für Deutscheland (Afd, di estrema destra), è stata colpita con degli escrementi per strada. Ma i numeri parlano chiaro: nessuna forza politica subisce tanti attacchi quanto i Verdi. Secondo i dati forniti dalle forze dell’ordine, nel 2023 su 2.800 aggressioni ai politici, 1.200 riguardavano gli ambientalisti.
Nel 2023 le aggressioni agli ambientalisti tedeschi sono state più di mille
In questa situazione sono in gioco la pace sociale, la libertà di riunione e l’incolumità fisica delle persone, quindi il modo in cui scelgono di comportarsi gli altri partiti è fondamentale.
E invece non solo nelle file del Partito liberaldemocratico (Fdp), ma perfino in quelle del Partito socialdemocratico (Spd) si prova a cavalcare quest’ondata d’odio. Basta ricordare, a gennaio, il tentativo di Christian Lindner, presidente dell’Fdp, di sfruttare la rabbia dei contadini riuniti alla porta di Brandeburgo contro gli ecoattivisti di Ultima generazione. A febbraio i Verdi hanno dovuto cancellare il loro tradizionale raduno per motivi di sicurezza, ma i vertici dell’Unione cristiano democratica (Cdu/Csu) non sono intervenuti per difendere la libertà di riunione. Anzi: Markus Söder, leader della Csu e premier della Baviera, ha gettato benzina sul fuoco paragonando la ministra dell’ambiente Steffi Lemke a Margot Honecker, moglie dell’ultimo dittatore della Germania Est comunista.
Quelli che a loro volta irridono le vittime delle violenze fanno un ragionamento: ce l’hanno con loro, non con noi. Ma è un’illusione pericolosa. Bisognerebbe ricordare l’adagio del pastore Martin Niemöller: “Quando hanno portato via i comunisti ho taciuto, non ero comunista. Quando hanno arrestato i socialdemocratici ho taciuto, non ero socialdemocratico. (…) Quando hanno preso me non c’era più nessuno che potesse protestare”.
C’è stato un breve momento in cui sembrava che le cose potessero cambiare. Dopo la morte di Walter Lübcke (Cdu), presidente del distretto di Kassel, ucciso da un neonazista nel 2019, nel partito regnava un profondo sgomento, come a dire: “Ce l’hanno anche con noi”. L’hanno già dimenticato?
Gli errori commessi
Certo si possono trovare dei motivi per ritenere i Verdi tedeschi estenuanti, ipermoralisti e poco pratici in campo economico. Nessun altro partito pretende di trasformare così radicalmente lo stile di vita delle persone.
Ma i Verdi ritengono di essere diventati il capro espiatorio per spiegare molti disagi, in realtà prodotti dalla guerra in Ucraina, dal cambiamento climatico e dall’aumento dell’inflazione. Ora però molti di loro riconoscono che gli errori commessi dalla Germania nell’avviare la transizione energetica – per esempio aver abbandonato il nucleare prima del carbone e del gas – abbiano contribuito a creare questi disagi e che alcuni di questi errori siano da imputare anche a loro.
Ma è inaccettabile che i Verdi siano minacciati per questo in una società liberale. In Germania i partiti moderati e liberali hanno nemici comuni. ◆ sk
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Questo articolo è uscito sul numero 1560 di Internazionale, a pagina 52. Compra questo numero | Abbonati