Il regista greco Yorgos Lanthimos e l’attrice statunitense Emma Stone hanno creato un sodalizio artistico molto forte. Dopo aver lavorato insieme in La favorita, commedia nera in costume del 2018 (dieci nomination agli Oscar e sette vittorie ai britannici Bafta), i due hanno girato il cortometraggio Bleat e l’acclamato Povere creature!. Un altro film, per ora intitolato Kinds of kindness, è attualmente in produzione.

P overe creature! è stato definito “una perversa commedia romantica di fantascienza”, ma questa descrizione non rende l’idea del film. In Povere creature! Stone interpreta Bella Baxter, una donna del settecento risuscitata e accudita in modo paternalistico da un chirurgo “frankensteiniano” di nome Godwin Baxter (un truccatissimo Willem Dafoe), che lei chiama “God” (dio) e che sembra averle impiantato il cervello di un neonato in continua crescita. I critici hanno faticato a inquadrare gli elementi più eccentrici del film. Secondo Emma Stone Povere creature! racconta semplicemente la storia di una donna “che non deve fare i conti con la vergogna”.

Quando incontro Lanthimos a Londra, la corsa di Povere creature! verso gli Oscar sta prendendo slancio dopo aver ottenuto una serie di nomination grazie anche alla vittoria del Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia del settembre 2023. Il film è tra i più discussi di questa stagione. Eppure Lanthimos – che ha già assaporato l’atmosfera degli Oscar con Dogtooth, The lobster e La favorita – sembra non essere minimamente scalfito da questo clamore. È molto rilassato e alla mano.

In passato ha rifiutato di spiegare i suoi film, che sono spesso surreali. “Le persone cercano sempre di farmi confermare le loro teorie, ma non ho nessuna intenzione di farlo”, ha dichiarato una volta. Eppure oggi, mentre sorseggiamo un caffè in un albergo del West End, nel centro della città, ho l’impressione che abbia voglia di entrare nei particolari del significato di Povere creature!

Gli chiedo se sia d’accordo con la descrizione di Stone. “Siamo costretti a provare vergogna in certe situazioni. Il personaggio di Emma, invece, non deve farlo”, risponde. “Non sa cosa sia la vergogna, quindi è libera di donare la sua mente e il suo corpo”.

Ricordo al regista che in precedenza aveva descritto il film come “la storia di una donna che ha una seconda occasione”. Lanthimos corregge quella definizione, precisando che è la storia “di un essere umano che ha una seconda occasione, qualcuno che non è stato plasmato in un modo specifico per percepire il mondo in una certa maniera. Bella può ripartire da zero e questo le permette di avere una visione più libera delle cose. È una donna di 28 anni che fino a quel momento ha vissuto un’esistenza del tutto insoddisfacente”.

Perfetto per il cinema

P overe creature! è l’adattamento, scritto dal regista e dallo sceneggiatore Tony McNamara, dell’omonimo romanzo del 1992 dello scrittore scozzese Alasdair Gray. Nel necrologio di Gray, pubblicato nel 2019, il Guardian l’aveva definito “il padre del rinascimento della letteratura e dell’arte scozzesi”.

Lanthimos aveva contattato Gray nel 2011. All’epoca lo scrittore non conosceva i film del regista greco, così aveva chiesto al figlio di spiegargli come funzionava un dvd per poter guardare Dogtooth, che a quanto pare gli era piaciuto molto. Lanthimos, dal canto suo, non capiva come mai nessuno avesse ancora portato sullo schermo il libro di Gray. “È incredibile, è perfetto per il cinema”, spiega. “Certo, è complicato da un punto di vista tematico, ma è chiaro che in quel romanzo c’è dentro un film. Appena ho scoperto che nessuno l’aveva fatto, sono andato in Scozia per conoscere Gray. L’ho trovato davanti al portone di casa sua. Mi ha detto solo ‘seguimi!’. Ha cominciato a mostrarmi Glasgow correndo come un forsennato. Il romanzo è ambientato nella città, quello è il suo mondo. Poi siamo tornati a casa e mi ha detto: ‘Sei un ragazzo di talento e sarei felice se facessi il mio film’. A quel punto ho preso il treno e sono tornato a Londra. Da allora non ne abbiamo più parlato”.

Ma la sceneggiatura è fedele al romanzo? “L’essenza è la stessa. Il libro ha una struttura diversa e la storia di Bella la raccontano gli altri uomini. Ci siamo allontanati da quella forma perché il film riguarda solo la prospettiva di Bella”.

Lanthimos ha deciso di eliminare la parte del libro che analizza politicamente la Scozia e il suo rapporto con l’Inghilterra e con il mondo. “Non poteva far parte del film, sia in termini pratici, perché è molto difficile trasferire un saggio in un film, sia perché io sono greco e non potevo certo arrogarmi il diritto di fare un film sulla Scozia. Sarebbe stato poco sincero”.

Cosa lo fa ridere? “Mark Ruffalo durante le prove!”, risponde. E aggiunge: “La goffaggine dei comportamenti umani”

Sostenitore del socialismo e del nazionalismo scozzese, Gray dava una grande importanza al lato politico delle cose, tanto che il suo romanzo più famoso viene spesso considerato una “allegoria politica”. I film di Lanthimos hanno affrontato spesso temi delicati come la liberazione personale e la repressione sociale, ma in passato il regista è stato chiaro su questo fronte. “Se avessi voluto parlare di politica o di problemi sociali sarei diventato uno scrittore. Sono un regista, faccio altro”.

Gli chiedo se abbia cambiato idea e se adesso ritenga i suoi film più politici o polemici. “Polemici no. Ma penso che in un certo senso siano politici, pur senza sostenere un’ideologia particolare. Quando fai film in giro per il mondo e affronti certi temi c’è comunque una sorta di atto politico, un desiderio di fare domande. La maggior parte dei film che pongono domande profonde ha una natura di questo tipo”.

Gli chiedo cos’ha plasmato la sua attuale visione del mondo. “Si è formata giorno dopo giorno”, mi risponde ridendo. “Ricordati che sono cresciuto in Grecia e non ho mai pensato che sarei riuscito a fare il regista”.

Figlio di una commerciante e di un giocatore di basket professionista, Lanthimos ha studiato economia e marketing prima di decidere che il suo futuro sarebbe stato dietro una cinepresa. Dopo aver completato gli studi alla scuola Stavrakos di cinema e televisione nella sua città, Atene, ha prodotto spot, video musicali e video di danza, sicuro che non avrebbe mai avuto la possibilità di dirigere un lungometraggio.

In Grecia fino a dieci anni fa non c’era nessuna industria o tradizione cinematografica, spiega Lanthimos. “C’erano due o tre registi che lavoravano per conto loro, ma per gli altri era impossibile ottenere finanziamenti. Poi, però, mi sono detto: ‘Perché non lo facciamo da soli? Non abbiamo bisogno di molto. Prendiamo una cinepresa e paghiamo noi la pellicola. Chiamiamo qualche attore e giriamo. Che problema c’è?’. Non avrei immaginato che qualcuno avrebbe guardato quella roba. Pensavo che al massimo avremmo mostrato i film ai nostri amici e che loro sarebbero stati felici per noi. E invece, lentamente, la gente ha cominciato ad apprezzarli, finché abbiamo avuto la possibilità di trasformarlo in un vero lavoro. Ma in Grecia non era possibile. Per quello mi sono trasferito a Londra dopo aver fatto tre film nel mio paese. Il metodo, comunque, non è cambiato di una virgola”.

Imbarazzo digitale

Lanthimos e sua moglie, l’attrice franco-greca Ariane Labed (che recita sia in Alps sia in The lobster), sono tornati ad Atene nel 2021, ma il regista sembra ancora a suo agio a Londra. Quando ordiniamo dell’altro caffè, mi fermo per controllare che il mio telefono stia ancora registrando l’intervista e mi scuso per la mia diffidenza verso la tecnologia. Sono un po’ imbarazzato, ma lui scoppia a ridere. “Siamo uguali! È per questo che vorrei girare tutto in pellicola. Ho fatto un paio di film in digitale ed è stato terribile”.

Gli chiedo cosa l’abbia infastidito in particolare nelle riprese in digitale. La risposta è, sostanzialmente, tutto. “Non mi piace il processo, essere sul set e guardare immagini che sul monitor sembrano una soap opera. Ti distrae, non capisci cosa stai guardando. E devi convivere con quella terribile immagine durante tutta la postproduzione e il montaggio. Al momento di finire il film, non riesci a dare un aspetto decente alle tonalità della pelle. È uno sforzo enorme per ottenere un risultato decente, anziché un processo creativo piacevole. Tutti sanno che c’è qualcosa di prezioso quando si gira in pellicola. Da questo punto di vista sto diventando sempre più estremista. Ho costruito una camera oscura ad Atene per sviluppare i miei negativi. Durante le riprese di Povere creature! scattavo qualche foto e la sera, dopo la fine delle riprese, Emma e io andavamo insieme a sviluppare i negativi. È diventato un ottimo modo per rilassarci dopo una giornata di lavoro”.

Gli chiedo di descrivermi il suo rapporto creativo con Emma Stone e come stia andando il loro ultimo progetto, Kinds of kindness. “Abbiamo finito di girare e abbiamo cominciato a montare”, conferma. “È un film contemporaneo, ambientato negli Stati Uniti. Sono tre storie diverse con tre o quattro attori che interpretano una parte in ognuna delle storie, quindi recitano in tre ruoli diversi. È stato come girare tre film, in realtà, ma è fantastico lavorare di nuovo con Emma. Quando collabori con qualcuno che si fida di te e di cui ti fidi così tanto, tutto diventa più facile”.

Spiega che i suoi metodi di casting sono molto intuitivi e racconta di aver capito di poter lavorare con l’attrice la prima volta che l’ha vista. “Aveva qualcosa di speciale. Avevo visto i suoi film e ho pensato che sarebbe stata perfetta per La favorita. Lei aveva visto The lobster e Dog­tooth e mi ha detto: ‘Mi piace quello che fai, lavoriamo insieme’. È pronta a fare tutto quello che serve per arrivare al risultato. Oltre a essere un’attrice fantastica, riesce a comunicare senza dover usare troppe parole”. Questa intimità creativa è fondamentale in Povere creature!, anche perché il ruolo di Bella presenta una serie di sfide complesse per un’attrice. “È vero, ma avevamo fatto La favorita ed eravamo già amici. Poi abbiamo girato anche il cortometraggio Bleat in Grecia. È stata un’esperienza speciale, perché Emma è venuta nel mio paese e siamo andati su un’isola. Mi ha ricordato il modo in cui facevamo i primi film”.

Candidata tre volte all’Oscar (ha vinto il premio come migliore attrice per La la land), nel 2017 Stone è stata probabilmente l’attrice più pagata del mondo. Ma secondo Lanthimos in realtà è più interessata ai progetti piccoli e originali che ai blockbuster holliwoodiani. “Per realizzare Bleat eravamo in dieci, su un’isola, in inverno. Eravamo soli. Quando abbiamo finito di lavorare, Emma ha chiesto: ‘Perché non possiamo fare così tutti i film? Voglio stare qui, io tu e la cinepresa e chiunque altro sia strettamente necessario’. Le ho risposto che avevo avuto nostalgia di quel metodo da quando avevo cominciato a fare film in inglese. Ho sempre pensato che non c’è bisogno di tutte quelle persone”.

L’atmosfera è stata simile anche sul set di Povere creature!. “Una volta ho detto al direttore della fotografia Robbie Ryan: ‘So che ci sono grandi set e ci saranno centinaia di persone, ma perché non appendiamo le luci al soffitto e mandiamo via tutti? Chiudiamo le porte, così dentro ci saremo solo noi. Se abbiamo bisogno di qualcuno lo chiamiamo, tanto sono tutti fuori dalla porta’. Ed è quello che abbiamo fatto”.

La nostra conversazione si sposta su Jerskin Fendrix, il musicista britannico autore della colonna sonora. Quando Lanthimos ha sentito l’album Winterreise, pubblicato nel 2020, ha avuto la sensazione di aver scoperto la sua anima gemella musicale. “Ci sono così tanti suoni nei suoi lavori, così tante sensazioni diverse. L’umorismo e il melodramma. La sua musica è molto allegra, non si prende sul serio, ma sa essere pesante quando deve. Ha un suono incantevole. Ho sentito che nell’anima di quella musica c’era qualcosa che avrebbe combaciato con il mondo di Povere creature!. Quando le ho fatto sentire il disco, Emma ha detto subito: ‘È come se tutto quello che c’è nella tua testa fosse esploso in musica’”.

Le composizioni di Fendrix aiutano gli spettatori di Povere creature! ad avvicinarsi al cuore emotivo “sfasato” del film. Dico a Lanthimos che i suoi lavori, spesso piuttosto cerebrali, funzionano perché a un certo livello suscitano una risposta viscerale: ti fanno dimenare, piangere, imbarazzare e soprattutto ridere. “Esatto!”, esclama. “Essere commosso o ridere è qualcosa che non si può evitare, si può solo sentire. È un aspetto dell’arte che m’interessa molto più di quello intellettuale. Puoi pensare ‘sì, è un bellissimo film per questo e quest’altro motivo’, ma se non provi qualcosa che non puoi descrivere, allora che senso ha?”.

Paralleli evidenti

Cosa fa ridere Yorgos Lanthimos? “Mark Ruffalo durante le prove!”, mi risponde (l’attore è uno dei favoriti agli Oscar per il suo ritratto del pomposo e ridicolo spasimante di Bella, Duncan Wedderburn). Poi mi da una risposta più ponderata. “La goffaggine delle interazioni e dei comportamenti umani”. Mi chiedo se noti un legame tra il mondo artificiale di Povere creature! e quello di Dogtooth, in cui un padre tiene i figli imprigionati in casa, isolati da racconti inventati su piccoli aerei e gatti assassini. “Non ci avevo pensato quando ho letto il romanzo, ma poi, quando abbiamo fatto il film, i paralleli sono diventati più evidenti. Dogtooth esplora i confini della famiglia e delle strutture sociali che possono manipolare la percezione umana. Povere creature! parte da lì e poi affronta l’impatto di questo pregresso quando l’individuo entra in contatto con il mondo reale”, risponde.

Qual è il film che gli piace di più tra quelli che ha girato? “Sono tutti figli problematici. E tutti problematici in modi diversi”. Li riguarda mai? “L’ho fatto, circa un anno fa. E anche prima, durante la pandemia. Ho guardato La favorita, Dogtooth e Il sacrificio del cervo sacro. Sono rimasto piacevolmente sorpreso. Ho pensato che in realtà non sono così male. Fare un film perfetto è impossibile, ma mi sono sembrati ben assemblati e con idee interessanti. In fondo era tutto quello che volevo fare”. ◆ as

Biografia

1973 Nasce ad Atene, in Grecia.
1991 Gioca alcune partite nella serie A di basket greca, ma abbandona la carriera sportiva per studiare cinema.
1995 Gira il suo primo cortometraggio, O viasmos tis Hlois (Lo strupro di Chloe).
2001 Esce il suo primo film, My best friend.
2019 Olivia Colman, protagonista del suo film La favorita, vince il premio Oscar come miglior attrice protagonista.
2023 Povere creature! vince il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia.


Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati