Il 7 novembre, alle 21, la squadra di calcio di Amsterdam, l’Ajax, deve giocare contro il Maccabi Tel Aviv. Non è un appuntamento europeo decisivo dal punto di vista sportivo e tra i tifosi delle due squadre di solito non c’è animosità.

Ma questa non è una partita qualunque: l’incontro si svolge mentre è in corso la guerra in Medio Oriente. La sindaca Femke Halsema ha quindi invitato il direttore del coordinamento nazionale antiterrorismo (Nctv) a fare un’ulteriore valutazione della minaccia, “prendendo in considerazione anche le circostanze politiche”. L’Nctv non vede “nessuna minaccia concreta” per i gruppi di tifosi, i giocatori e la partita, dirà Halsema dopo l’incontro durante una conferenza stampa. Il comune – in accordo con la polizia e la magistratura – ha deciso che i tifosi in trasferta sono i benvenuti. Per Halsema è anche una questione di principio: la sindaca trova antipatico che la partita si giochi senza il pubblico ospite “perché qualcuno nella nostra città si comporta male”. Halsema e l’Nctv quindi non pensano che gli ultrà del Maccabi possano causare problemi.

La sera del 6 novembre, ventiquattro ore prima della partita, in città c’è già agitazione. Un gruppo di tifosi del Maccabi rimuove una bandiera palestinese dalla facciata di un edificio. Alcuni urlano “Palestina, vaffanculo”. Nella centrale piazza Dam danno fuoco a una bandiera palestinese e vandalizzano un taxi. A questo punto online appare un appello ai tassisti della città a “mobilitarsi”. Un gruppo numeroso si dirige verso l’Holland Casino, dove si trovano circa quattrocento tifosi israeliani. La tensione sale e la polizia garantisce che possano lasciare il locale in sicurezza.

Il giorno della partita, secondo il capo della polizia Peter Holla, ci sarà il “massimo” dispiegamento di forze di sicurezza, cosa “unica” ad Amsterdam. Si tratta di ottocento persone, con poliziotti antisommossa provenienti da tutto il paese, agenti con i cani e a cavallo.

Nel pomeriggio molti tifosi del Maccabi si riuniscono in piazza Dam e poi si dirigono verso la stazione centrale. In quel momento avvengono le prime azioni mordi e fuggi in tutta la città: piccoli gruppi di persone cercano i tifosi israeliani, li attaccano e scappano. L’atmosfera è sempre più tesa. Gli ultrà israeliani sparano petardi e cantano cori che inneggiano alla violenza contro gli arabi e i palestinesi. Da un altro corteo li insultano. La polizia li tiene a distanza.

La partita in sé è tranquilla, anche se i tifosi del Maccabi interrompono il minuto di silenzio in memoria delle vittime delle inondazioni in Spagna, che Israele accusa di appoggiare la causa palestinese. Alla fine l’Ajax vince 5-0.

La notte

Dopo la partita intorno allo stadio cala presto il silenzio. La polizia scorta i tifosi che lasciano la struttura con gli autobus. Gli altri vanno direttamente agli hotel del centro città. Verso mezzanotte la polizia riduce lo schieramento a duecento agenti. Non molto tempo dopo la situazione cambia: sui social girano inviti a dare la caccia ai tifosi del Maccabi nel centro della città e ci sono varie aggressioni. “È estremamente difficile per la polizia intervenire contro queste azioni rapide in tutta la città”, ha dichiarato in seguito il capo della polizia. Nelle immagini che le agenzie di stampa hanno potuto verificare si vedono persone spinte a terra, prese a pugni e a calci. A volte sono costrette a dire “Palestina libera”, si sente in diversi video. Sui social circolano molte altre immagini la cui autenticità è più difficile da verificare.

Alla fine la polizia è costretta a radunare un gruppo di tifosi del Maccabi, che vengono portati ai loro alberghi in autobus. Cinque persone ferite sono ricoverate in ospedale; ad Amstelveen, vicino ad Amsterdam, vengono curate alcune decine di tifosi israeliani con ferite lievi. Inizialmente le famiglie non riescono a mettersi in contatto con alcuni di loro, ma sono tutti dimessi nel corso della giornata.

Una prima notizia degli avvenimenti appare sul sito del Jerusalem Post intorno alle 3.30, ora olandese. Il giornale parla di “pogrom”. Poco dopo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parla all’agenzia di stampa Reuters di “incidenti molto violenti” contro cittadini israeliani ad Amsterdam. Netanyahu prende la cosa sul serio e come prima reazione afferma che due aerei sarebbero stati inviati nella città olandese per soccorrere i cittadini israeliani. Poi cambia idea.

Reazioni scomposte

Geert Wilders, il leader dell’estrema destra dei Paesi Bassi, è uno dei primi politici a reagire sul social X: “Sembra una caccia agli ebrei ad Amsterdam. Arrestare e deportare la feccia multiculturale che ha attaccato i tifosi del Maccabi nelle nostre strade”.

Quarantacinque minuti dopo scrive: “Un pogrom per le strade di #Amsterdam. Siamo diventati la Gaza d’Europa”. Per la polizia si tratta di “brevi incidenti che si sono risolti molto rapidamente all’arrivo degli agenti”, dichiara un portavoce poco dopo il messaggio di Wilders.

Il primo ministro Dick Schoof interviene su X poco dopo le sette da Budapest, dove si trova per un vertice europeo. Dice di aver “seguito con orrore le notizie di Amsterdam” e parla di “attacchi antisemiti contro gli israeliani del tutto inaccettabili”. Schoof chiama Netanyahu e gli assicura che gli aggressori sono stati rintracciati e denunciati. Wilders chiede le dimissioni della sindaca Halsema.

Molti politici si precipitano su X a condannare le violenze con un linguaggio forte. Non tutti: il leader del partito moderato Dank, Stephan van Baarle, accusa i suoi colleghi di indignazione selettiva: “Quei politici ipocriti sono rimasti in silenzio quando le frangie peggiori del Maccabi hanno scandito slogan razzisti e genocidiari su Gaza”.

Le persone arrestate sono 62. Per la sindaca gli autori dei reati sono dei “sovversivi criminali, odiosi e antisemiti”.

Halsema emette un’ordinanza d’emergenza per Amsterdam e Amstelveen valida almeno fino al 14 novembre: la polizia potrà fare perquisizioni preventive su tutto il territorio. Inoltre, impone il divieto di manifestazioni e il divieto di indossare indumenti che coprano il viso.

“Amsterdam non sta facendo una bella figura a livello internazionale”, sospira Halsema. ◆ oa

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Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati