A febbraio il governo cinese è stato costretto a lanciare un avvertimento alle autorità di tutto il paese: il consiglio di stato della Repubblica popolare e il comitato centrale del Partito comunista cinese hanno scritto in un documento che le amministrazioni di qualsiasi livello devono assolutamente ridurre le spese. Le autorità devono tenere sotto controllo la situazione del debito e possibilmente ridurlo. Qualsiasi infrazione della disciplina fiscale, come la costruzione di sontuosi edifici pubblici, sarà punita severamente.
Il richiamo all’austerità è solo l’ultimo indizio della pericolosa condizione delle finanze pubbliche cinesi. Tre anni di politica zero covid – con tamponi di massa, lockdown e quarantene – uniti alla crisi del mercato immobiliare hanno creato voragini nelle casse degli enti pubblici. Alla fine di gennaio il ministero delle finanze ha presentato il bilancio del 2022, mostrando il disastro in tutta la sua portata. L’anno scorso le entrate fiscali sono diminuite del 3,5 per cento. In totale le entrate dello stato sono aumentate del 24,4 per cento grazie ai guadagni della banca centrale e di altre istituzioni, ma i soldi rimasti nelle casse di Pechino sono cresciuti solo dello 0,6 per cento. Il motivo è l’aumento delle spese: quelle per la sanità pubblica, per esempio, sono salite del 17,8 per cento. “È stato un anno orribile”, spiegano gli esperti della Trivium, una società d’analisi di Pechino. Il rapporto tra il debito pubblico e il pil, inoltre, era rimasto a lungo intorno al 36,5 per cento. Nel 2022 ha toccato la quota record del 76,9 per cento.
Ma il problema più grave non è la situazione finanziaria del governo centrale. I rischi si fanno seri nelle province e nelle città, dove l’anno scorso le entrate sono diminuite di più del 20 per cento. I ricavi dalle vendite di terreni edificabili alle aziende edili, che rappresentano l’85 per cento delle entrate complessive dei governi locali cinesi, sono diminuiti del 23,3 per cento. Diverse province e città si trovano ora sommerse da montagne di debiti, che negli ultimi anni sono cresciuti molto velocemente e pericolosamente. Il rischio è aggravato dal fatto che neanche le autorità centrali hanno un quadro perfettamente chiaro della situazione.
Pechino, tuttavia, è in gran parte responsabile del problema, a causa della singolare struttura delle finanze pubbliche cinesi: i governi locali sono obbligati a trasferire la maggior parte delle loro entrate fiscali a quello centrale, ma non possono contrarre debiti. Allo stesso tempo, però, devono sostenere la maggior parte dei costi per i programmi infrastrutturali statali con cui Pechino cerca, a intervalli regolari, di stimolare l’economia.
Così per finanziarsi le province e le città di tutto il paese costituiscono da anni società chiamate local government financing vehicles (lgfv) che, a differenza dei governi locali, sono autorizzate a emettere obbligazioni. Negli ultimi anni lo hanno fatto su larga scala: secondo le stime degli analisti, le lgfv cinesi hanno debiti per 5,2 miliardi di dollari. Cinque anni fa erano solo tre miliardi. Ora, con i ricavi delle vendite dei terreni edificabili crollati a causa della crisi immobiliare, il sistema potrebbe implodere.
“Uno dei rischi che minacciano la ripresa economica cinese nel 2023 è la possibile implosione del mercato obbligazionario, se per la prima volta le lgfv non fossero in grado di rimborsare i loro debiti”, avverte Zhang Xiaoxi, analista della Gavekal Dragonomics di Pechino. Logan Wright, esperto di Cina del Rhodium Group di Hong Kong, è convinto che prima o poi ci sarà un’insolvenza sulle obbligazioni emesse dalle lgfv. Questo molto probabilmente provocherebbe una reazione a catena che prosciugherebbe improvvisamente i finanziamenti delle società del governo locale e quindi il crollo delle lgfv.
La base finanziaria dei governi locali ha cominciato a sgretolarsi e i segnali sono già evidenti. Secondo la banca dati Wind, nel 2022 le amministrazioni locali non sono state in grado di rimborsare debiti ai privati in 166 casi. Negli otto anni precedenti era successo in totale solo in 212 casi. Secondo Zhang Xiaoxi, è solo questione di tempo: prima o poi ci sarà una crisi del debito pubblico cinese.
Il governo centrale è in difficoltà. Finora il modello di finanziamento delle città e delle province ha funzionato anche perché – in modo simile a quanto successo con le aziende edilizie – tutti contavano sul fatto che, in caso d’emergenza, Pechino sarebbe intervenuta a coprire i debiti. Di recente, tuttavia, il ministero delle finanze ha chiarito più volte che i debiti delle lgfv non sono garantiti dal governo centrale, che resta fedele al suo principio di “non fornire alcun sostegno”. Come per il settore immobiliare, Pechino vuole che città e province siano più responsabili.
Fondi bloccati
Quello che può succedere se una lgfv è insolvente lo si è visto tre anni fa nella provincia dello Henan, nella Cina centrale: dato che una lgfv locale non era in grado di pagare un’obbligazione, è stata bloccata la raccolta fondi sui mercati obbligazionari di tutte le aziende pubbliche della provincia. La situazione si è calmata solo quando il governo locale ha messo la sua garanzia sul debito, con il sostegno di Pechino.
Quell’episodio ha dimostrato ancora una volta che l’economia cinese funziona solo finché Pechino è disposta ad assumersi la responsabilità di tutti i rischi finanziari. La difficoltà per gli investitori sta nell’azzardo morale (quando chi prende un rischio sa che le conseguenze negative ricadranno su qualcun altro), che è parte integrante del modo di operare cinese. Per questo negli ultimi tempi il governo centrale ha ribadito in più occasioni che le amministrazioni locali non possono contare sul salvataggio da parte di Pechino. Il rischio d’insolvenza dovrebbe piuttosto essere limitato attraverso una ristrutturazione mirata del debito. Alla conferenza sul lavoro economico del comitato centrale del Partito comunista, all’inizio di dicembre, il presidente Xi Jinping ha anche spiegato nello specifico come potrebbe avvenire: i funzionari dovrebbero “ridurre i debiti nascosti, ottimizzare i termini del finanziamento e ridurre gli interessi”.
La provincia di Guizhou, nel sud del paese, ha fornito una dimostrazione concreta del metodo. Nel 2022 la società lgfv Zunyi Road & Bridge Engineering Construction Group ha convertito tutti i suoi debiti in nuovi crediti ventennali. Ma invece di aumentare il tasso d’interesse, come dovrebbe succedere con le proroghe, lo ha ridotto. ◆ nv
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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati